venerdì 23/05/2025 • 11:05
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha presentato, in data 22 maggio 2025, un report che analizza la crescita demografica del nostro Paese: secondo lo studio, l'Italia rischia di ritrovarsi con circa 3 milioni di lavoratori in meno entro il 2040.
redazione Memento
Il 22 maggio 2025 la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha presentato a Roma, nel corso della conferenza stampa del Festival del Lavoro, un report intitolato “Rendere la sfida demografica sostenibile”, che analizza l’andamento demografico e della popolazione attiva all’interno del nostro Paese.
Secondo le evidenze raccolte nel report entro il 2040 ci saranno 3 milioni e 135mila lavoratori in meno. Il record occupazionale raggiunto nel 2024 (circa 823 mila occupati in più rispetto al 2019) grazie a una serie di interventi sistemici che hanno accresciuto l’efficacia dei meccanismi di incontro domanda e offerta e delle stesse politiche del lavoro, passate da una logica passiva a una proattiva, rischierebbe nei prossimi anni di essere attutito dalle dinamiche demografiche in atto.
I dati raccolti
Negli ultimi anni, spiega l'analisi dei Consulenti del Lavoro, l’Italia ha registrato una crescita occupazionale senza precedenti, raggiungendo nel 2024 una media annua di 23,9 milioni di occupati, circa 823mila in più rispetto al 2019. Questo risultato è stato trainato oltre che dalla forte dinamicità del mercato del lavoro nel biennio più recente, da una serie di interventi sistemici che hanno accresciuto l’efficacia dei meccanismi di incontro domanda e offerta di lavoro e delle stesse politiche del lavoro, passate da una logica passiva ad una attiva: con il risultato che il tasso di occupazione della popolazione 15-64 anni dal 59% del 2019 al 62,2% nel 2024.
Secondo le elaborazioni effettuate a partire dalle proiezioni demografiche dell’Istat, a determinare la riduzione dei livelli occupazionali sarà il calo della popolazione in età attiva, tra i 15 e 64 anni, previsto in 1 milione 167mila al 2030 e in oltre 5 milioni al 2040.
La ricerca offre, inoltre, uno spaccato sulle previsioni demografiche e occupazionali a livello regionale e provinciale: a eccezione di Lombardia ed Emilia-Romagna, il calo della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni riguarderà, entro il 2030, tutte le regioni italiane. Il Sud sarà maggiormente interessato: è la Basilicata la regione con il maggiore decremento previsto (8,1%), seguita da Sardegna (7,8%), Calabria (6,6%), Puglia (6,4%), Campania e Sicilia (6%); valori che cresceranno ancor più nel 2040. Nuoro, Potenza ed Enna (-9,7%), Caltanissetta (-9,6%) e Oristano (-9,5%) sono alcune delle province che rischiano il maggiore contraccolpo del calo dell’occupazione.
La scarsità di capitale umano disponibile a lavorare rischia, dunque, di scontrarsi con le necessità di una domanda di lavoro che presenterà spazi di crescita elevati anche nei prossimi anni e che sarà alimentata dalle esigenze di sostituire lavoratori sempre più anziani. L’Italia, rispetto ai “colleghi” europei è già oggi il Paese con la più elevata incidenza di over 50 sul mercato del lavoro (40,6% contro 35,1% della media europea) e stando al rapporto Excelsior Unioncamere-Ministero del Lavoro, nel quadriennio 2024-2028 la domanda di lavoro collegata alla sostituzione dei lavoratori che andranno in pensione rappresenterà tra il 78%-88% del fabbisogno complessivo di nuovi profili (corrispondente a circa 3 milioni).
Nel rapporto c'è spazio anche per alcuni segnali positivi registrati sul fronte occupazionale. Su tutti: la riduzione significativa dei Neet, la cui incidenza sul totale è calata dal 23,6% del 2019 al 17,3% del 2024; e la conferma degli elevati margini di recupero della popolazione oggi inattiva, in particolare donne e giovani: su 12,4 milioni di inattivi tra i 15 e i 64 anni, censiti dall’Istat, quasi 6 milioni hanno meno di 35 anni e circa 7,9 milioni sono donne.
Le parole di De Luca
Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro Rosario De Luca ha dichiarato che “Occorre intervenire su fattori esterni al mercato, quali welfare, formazione, politiche di genere e di inserimento per incentivare la partecipazione al lavoro di queste fasce della popolazione”, aggiungendo “che favoriscano un più immediato primo ingresso nel mondo del lavoro e accelerino i tempi di inserimento ed esperienze lavorative nei percorsi formativi. Per agevolare ancora di più l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro”, ha sottolineato ancora De Luca, “potenziare il sistema di servizi e sostegni economici alle famiglie con carichi di cura sempre più diversificati. Per ridurre gli effetti determinati dall’inverno demografico”, ha concluso, “è necessario continuare a investire su politiche aziendali, territoriali e sociali che favoriscano ancor di più la partecipazione al lavoro di donne e giovani”.
Fonte: Rapporto Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Rendere la sfida demografica sostenibile”
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