mercoledì 14/05/2025 • 14:17
I Consulenti del Lavoro, con Approfondimento del 13 maggio 2025, analizzano il sistema retributivo italiano, comparandolo con quello dei principali paesi europei: istituti come il TFR e la quattordicesima forniscono maggiori garanzie ai lavoratori italiani rispetto a quelli stranieri, che ne sono sprovvisti.
redazione Memento
I Consulenti del Lavoro, con l'approfondimento del 13 maggio 2025, pubblicato in concomitanza con l'audizione in Commissione Lavoro al Senato sui disegni di legge 956, 957 e 1237 in materia di salario minimo, hanno effettuato una comparazione del trattamento economico-normativo previsto in 5 Paesi UE (Francia, Germania, Romania, Spagna e Svezia). L'analisi, non limitata agli aspetti strettamente collegati all'eventuale fissazione di un salario minimo legale, ha messo in risalto la complessiva fisionomia della retribuzione, e la sua composizione generale, includendo anche gli istituti indiretti e differiti. Tale punto di partenza viene preso l’assetto della retribuzione prevista nel nostro ordinamento interno.
La scelta dei Paesi costituenti il campione di riferimento non è stata casuale, ma tesa invece a dare una mappatura sostanzialmente globale delle aree dello spazio comunitario, comprendendo quindi Stati mediterranei, centro–europei, e scandinavi.
L’analisi dei consulenti: risultati
Oggetto dello studio sono stati i sei CCNL più applicati in Italia, utilizzati per la gestione di svariati milioni di lavoratori.
È emerso che i lavoratori italiani possono contare su un sistema retributivo garantista che prevede un livello di protezione economica tra i più completi e articolati nel panorama europeo. Il modello italiano è, infatti, fondato su una solida architettura di contrattazione collettiva e su istituti normativi consolidati, come la tredicesima e la quattordicesima mensilità e il Trattamento di fine rapporto (TFR), non previsti per legge negli altri sistemi retributivi europei presi in considerazione.
Le principali differenze con gli altri sistemi retributivi europei: il ruolo chiave della contrattazione collettiva
Il quadro che emerge dall’analisi della Fondazione Studi è chiaro: le “retribuzioni ultra-mensili e differite” (13^ e 14^ mensilità e Trattamento di fine rapporto) in Italia sono istituti contrattuali previsti per legge, o per CCNL, a differenza di quanto accade nei cinque Paesi messi a confronto. In sostanza, per realizzare una comparazione credibile è necessario osservare non solo i minimi retributivi orari, ma l’intera struttura della retribuzione: la sola componente della paga oraria non rappresenta in modo veritiero quanto viene percepito effettivamente da un lavoratore.
Dunque, anche in assenza di un salario minimo legale, il livello retributivo complessivo previsto dai CCNL è già in linea o addirittura superiore alla retribuzione minima imposta per legge in altri Stati.
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Marcella De Trizio
- Avvocato - Studio ArlatiGhislandiRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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