DeepSeek: il Garante indaga su raccolta e trattamento dei dati

Grandi performance, costo contenuto. Sono senz’altro questi i principali elementi del successo di DeepSeek, il servizio di chatbot sviluppato da due aziende cinesi che ha scalato in pochissimo tempo la classifica delle app più scaricate negli Stati Uniti. Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence hanno realizzato R1, un modello di intelligenza artificiale open source che, oltre ad aver richiesto un numero contenuto (circa 2.000) di microchip specializzati per l’addestramento rispetto ai principali concorrenti, offre notevoli prestazioni che spaziano dalla facilità di implementazione alle avanzate capacità di “ragionamento” nel rispondere a quesiti complessi, dalla produzione di testi congruenti in varie lingue alla possibilità di essere scaricato e lanciato in locale. Fin qui tutto bene, ma alcune caratteristiche del servizio hanno sollevato diverse perplessità in materia di tutela della privacy: innanzitutto il fatto di conservare i dati degli utenti su server in Cina, così come il tracciamento delle attività degli utilizzatori attraverso la raccolta di dati relativi al sistema operativo, tipo di dispositivo e indirizzo IP, nonché la possibilità che tutte le conversazioni, prompt e input forniti dall’utente possano essere registrate.

Anche nel nostro Paese, l’app inizia ad essere scaricata, così - considerato l’eventuale alto...