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lunedì 11/11/2024 • 06:00

Fisco Prodotti europei

Elezioni Usa e commercio internazionale: come cambia l'export

L'elezione del Presidente Usa Donald Trump potrebbe portare a una nuova guerra commerciale con l'Europea. Durante la campagna elettorale, infatti, Trump ha annunciato di voler introdurre nuovi dazi sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%. Un tema di stretta attualità che sarà al centro della seconda edizione del Forum del commercio internazionale organizzato da ARcom formazione, il 15 novembre 2024 a Milano, di cui Giuffrè Francis Lefebvre è sponsor.

di Sara Armella - Avvocato, Studio legale Armella & Associati

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Elezioni Usa: cosa cambia per il nostro export?

Desta grande preoccupazione l'annuncio del neoletto Presidente Trump di voler introdurre nuovi dazi sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%, considerato che gli Stati Uniti rappresentano il primo  mercato di destinazione del nostro export.

Nel primo semestre del 2024, il valore delle nostre esportazioni verso gli Usa, ha raggiunto i 38.826 milioni di euro, secondo i dati elaborati dall'Osservatorio economico sul commercio internazionale. Secondo l'United Nations Comtrade, inoltre, nel 2023 lo scambio di merci in beni e servizi tra Usa e Italia ha registrato una cifra record di 126 miliardi di dollari. L'Italia ha esportato negli Usa per un valore di 72,7 miliardi di dollari. Tra il 2017 e il 2022 il tasso di crescita delle esportazioni in Usa è cresciuto a una media del 22%.

Gli Stati Uniti rappresentano un'importante quota di mercato anche per il resto dei Paesi europei. A livello UE, nel 2023, il valore delle esportazioni verso gli Stati Uniti ha raggiunto i 500 miliardi di euro. Gli Usa rappresentano il mercato di destinazione del 19,7% dell'export europeo. La quota delle importazioni dagli Usa è, invece, inferiore: nel 2023, secondo Eurostat, il valore dei beni acquistati dagli Stati Uniti ha raggiunto i 350 miliardi, con la percentuale del 13,7% dell'import europeo.

Anche per il nostro Paese, le importazioni di prodotti Usa sono nettamente inferiori rispetto alle esportazioni: nel primo semestre del 2024, sono stati acquistati dagli Stati Uniti beni per 15.460 milioni di euro.

Una nuova guerra commerciale penalizzerebbe, quindi, molto di più il nostro export rispetto all'economia Usa.

Le nuove dinamiche del commercio internazionale al centro del Forum organizzato da ARcom Formazione

Le elezioni americane e la nuova guerra dei dazi che si prospetta tra UE e Usa sono uno dei temi al centro della seconda edizione del Forum del Commercio Internazionale, a Milano il 15 novembre 2024.

Un evento di primissimo piano che riunisce imprese, istituzioni, opinion maker e media, un'occasione di confronto con i principali esperti a livello globale per discutere di attualità del commercio internazionale, scenari geopolitici, andamento dell'export, riforme del settore, reshoring e opportunità di riavviare investimenti strategici nel nostro Paese.

Il Forum è organizzato da ARcom Formazione, centro di studio e alta formazione, un punto di riferimento nel settore del commercio internazionale, di cui l'Avv. Sara Armella è direttore scientifico.

L'evento, patrocinato da Commissione Europea, ICE (Italian Trade & Investment Agency) e ICLA (International Customs Law Academy), si terrà il 15 novembre 2024 presso l'Hotel Excelsior Gallia di Milano e anche quest'anno sono confermati, oltre a esperti di rilievo internazionale, importanti presenze istituzionali come l'On.le Viceministro delle Finanze Maurizio Leo.

Si tratta di uno spazio di approfondimento e divulgazione in un settore fondamentale per l'economia italiana. In quest'ottica, vi sarà anche il Premio Young International Trade Specialist per il miglior approfondimento sul commercio internazionale, dedicato alle giovani generazioni al fine di coinvolgerle in queste tematiche, creando un'opportunità di collegamento tra giovani talenti e aziende leader del settore.

La giornata si articolerà in due sezioni principali: la mattina sarà dedicata a due tavole rotonde, con i principali esperti a livello internazionale, moderate dalla giornalista Sky Giovanna Pancheri. Al centro del dibattito, “l'evoluzione dello scenario internazionale, l'Europa tra Stati Uniti e Cina”, con Maurizio Forte (ICE), Fabrizio Marrella (Università Ca' Foscari), Sara Armella (Direttore scientifico ARcom Formazione), Giorgio Sacerdoti (Università Bocconi), Stefano Simontacchi (BonelliErede), Laura Travaglini (Confindustria), Dario Fabbri (Direttore della rivista Domino). La seconda tavola rotonda è dedicata al “Commercio internazionale e diritto doganale: esperienze a confronto”, con l'intervento di Maria Preiti (Direttore territoriale Lombardia Adm), Gaetano Mesiano (SFL Studio Legale), Nazzarena Franco (DHL Express Italy), Massimiliano Mercurio (Hermes V&C), Massimo Monosi (Studio Armella & Associati), Andrea Venegoni (Procuratore EPPO), Renato Antonini (Studio Steptoe Bruxelles), Enrico Perticone (Università Chieti e Pescara).

Durante il pomeriggio si alterneranno ben 24 relatori per discutere di sostenibilità, CBAM, riforma della normativa doganale nazionale ed europea, con tavoli di lavoro aperti al pubblico.

La minaccia di una nuova guerra dei dazi

Durante il suo primo mandato, Trump ha avviato una guerra dei dazi nei confronti dei prodotti made in China, che non ha risparmiato però gli alleati europei.

Tra i prodotti interessati dalla prima ondata di dazi imposti da Trump, a partire dal mese di marzo del 2018, vi erano molte eccellenze del nostro export, come vino, olio, pasta, formaggi Made in Italy, oltre a numerosi prodotti di acciaio, alluminio.

Il ricorso, da parte degli Stati Uniti, a nuove misure protezionistiche è stato reso possibile grazie a una clausola del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) che consente di invocare ragioni di sicurezza nazionale per giustificare deroghe agli impegni assunti negli accordi di liberalizzazione commerciale. Una clausola che ha messo in crisi il ruolo del WTO nello svolgimento del suo compito di regolazione del sistema.

Il “decoupling” tra l'economia cinese e quella statunitense non si è fermato poi con l'amministrazione Biden, la quale ha mantenuto tutte le barriere all'importazione e ha impresso una spinta al reshoring, con politiche di sussidio economico alla produzione “made in Usa”.

A causa dell'aumento delle tensioni commerciali tra i due Paesi, la quota della Cina nelle importazioni statunitensi è diminuita di 8 punti percentuali tra il 2017 e il 2023. Nello stesso periodo, la quota degli Stati Uniti nelle esportazioni cinesi è diminuita del 4%.

Le recenti elezioni Usa segnano, inoltre, una nuova fase di ritorno al protezionismo. Grande preoccupazione desta, infatti,  l'approccio protezionista del neoletto presidente Usa Donald Trump, che durante la campagna elettorale ha annunciato di voler introdurre nuovi dazi sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%, oltre a dazi del 60% sulle importazioni dalla Cina.

La misura annunciata dovrebbe rientrare nell'ambito del “Trump reciprocal trade act”, un'iniziativa che si propone di riequilibrare il commercio tra gli Stati Uniti e i suoi partner commerciali. Se il presidente americano considera il protezionismo uno strumento essenziale per riportare la produzione negli Stati Uniti, l'introduzione di nuove restrizioni sui prodotti europei potrebbe portare a una nuova guerra commerciale, con l'introduzione misure di ritorsione da parte dell'Unione europea, per difendere la propria economia, e conseguenze significative sulle catene di approvvigionamento in tutto il mondo. Secondo Bloomberg, si tratterebbe del più grande shock commerciale dagli anni '30.

In particolare, le misure annunciate da Trump avranno rilevanti ripercussioni in settori chiave per l'economia UE, come quello dei macchinari industriali e dei prodotti chimici, che rappresentano il 68% delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti o dell'alluminio, con conseguenze significative per l'Europa. Secondo le stime, un dazio del 10% ridurrebbe il PIL dell'eurozona dell'1% e produrrebbe un impatto negativo per le economie più dipendenti dalle esportazioni, come la Germania, la cui crescita potrebbe diminuire fino all'1,6%.

L'irrigidimento delle tariffe avrà, quindi, conseguenze diverse sui Paesi europei più o meno coinvolti negli scambi con gli Usa. Un aspetto da non sottovalutare, quindi, è se l'Europea reggerà allo scontro, mantenendo una politica comune o se, invece, come è probabile, Trump cercherà di avviare intese bilaterali con alcuni Paesi europei, puntando su una frammentazione della risposta dell'Unione. E l'Italia potrebbe essere proprio uno dei Paesi al centro di queste manovre, considerato il valore del nostro export e l'orientamento del nostro Governo.

Gli effetti delle elezioni sull'economia globale

Da segnalare, infine, che secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, nel biennio 2024-2025, la crescita globale si manterrà intorno al 3,2%, a livelli sostanzialmente equivalenti al 2023. Nonostante il rallentamento della Cina, nei prossimi anni, i Paesi emergenti registreranno un +4,2%, con previsioni molto positive per l'India. Per le economie avanzate si stima una crescita dell'1,7% nel 2024 e dell'1,8% nel 2025. Secondo il rapporto ICE 2023-2024, le previsioni sono più caute per l'area euro, che si manterrà intorno al +0,8% nel 2024 e all'1,5% nel 2025, a causa della guerra in Ucraina e dello shock dei prezzi delle materie energetiche.

Dati che, a causa delle elezioni Usa, sono destinati a subire un forte contraccolpo tra il 2027 e il 2028. Secondo le stime di Oxford Economics, la presidenza Trump avrà un impatto minimo sul commercio globale nel biennio 2025-2026. Nel 2027-2028, invece, la crescita potrebbe subire un drastico dimezzamento (dal 3,6% stimato nel 2027 si passerà al +1,8%, mentre per il 2028 si va dal +3,3% al +1,5%). La presidenza Trump inciderà anche sulla crescita economica europea: una guerra dei dazi con gli Usa potrebbe portare via 0,1 punti percentuali alla crescita in Europa nel 2026 e 0,3 nel biennio successivo.

Partecipa al Forum del commercio internazionale 2024 il 15 novembre 2024 a Milano.

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