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mercoledì 16/10/2024 • 06:00

Fisco Convegno CNDCEC 2024

Economia della cultura: driver di crescita per i commercialisti

Il settore culturale è certamente uno dei più economicamente rilevanti del nostro Paese. Un settore articolato, tanto da comprendere il design così come i videogiochi, l'industria musicale e il mercato dell'arte, il teatro, il cinema, l'editoria e molto altro. Un settore che si muove tra pubblico e privato, tra impresa e professione, tra profitto e beneficio comune.

di Franco Broccardi - Componente della commissione “Economia della cultura” del Consiglio nazionale dei commercialisti

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Secondo l'ultimo rapporto Symbola parliamo il settore culturale coinvolge imprese (in Italia sono più di 280.000) ed enti non profit (33.000) oltre alla pubblica amministrazione, occupando oltre 1,5 mln di persone e generando un valore aggiunto di oltre 104 miliardi di euro.

Se poi consideriamo l'indotto ossia il valore aggiunto prodotto da settori che beneficiano del traino della cultura come turismo e trasporti i numeri diventano davvero impressionanti. Per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, per un valore, quindi, pari a 192,6 miliardi di euro portando il totale del valore aggiunto generato a quasi 300 miliardi di euro pari al 15,8% dell'economia nazionale.

Cultura settore economico in crescita

Le imprese culturali e creative rappresentano un settore economico dinamico e in crescita, con decreti in fase di approvazione che ne accentueranno il valore strategico e che non può prescindere dalle competenze proprie e dalla visione laterale che la professione del commercialista comporta così come imprescindibile è la necessità per il professionista di specializzarsi in un campo stimolante che, però, non può fare a meno di una partecipazione e una passione specifiche e genuine.

Qualche esempio?

La sostenibilità economica della cultura passa attraverso la capacità di esprimere valori condivisi e di valutarne l'impatto mediante l'elaborazione di bilanci sociali sempre più precisi e necessari sia come strumento di autoanalisi che come strumento narrativo particolarmente efficace in grado di creare maggior coinvolgimento e partecipazione all'interno della comunità degli stakeholders e, di conseguenza, di attribuire un vantaggio competitivo sul “mercato” dei finanziamenti. Bilanci che necessitano di professionisti con occhi esperti e attenti.

E poi, il fine tradizionale delle società commerciali negli ultimi anni si è arricchito in maniera incrementale di componenti e azioni con finalità sociali.

La Corporate Social Responsibility, e negli ultimi anni il concetto di sostenibilità, sono diventati elementi imprescindibili per l'attività d'impresa, muovendo dall'idea che il successo durevole di un'organizzazione dipenda dal bilanciamento degli interessi dei soci (shareholders) con quello di tutte le parti interessate (stakeholders).

Oggi, non si può più tenere in considerazione solo il valore economico ma assume sempre maggiore rilevanza l'impatto sociale delle attività d'impresa cosicché l'interesse delle imprese è sempre più rivolto a questi e agli aspetti reputazionali e di responsabilità sociale. E per questo, a maggior ragione, ha senso parlare oggi anche di Corporate Cultural Responsibility, considerate le potenzialità della cultura nelle azioni di responsabilità sociale, come capitali investiti e risultati relazionali.

Oltre agli indubbi benefici che l'integrazione della responsabilità sociale nella strategia di business comporta, bisogna anche considerare i crescenti obblighi in termini di rendicontazione di sostenibilità che il legislatore europeo sta introducendo per un numero sempre maggiore di imprese, che rendono ormai impossibile per le organizzazioni evitare questo tipo di ragionamenti. Un ambito in cui la presenza di un professionista capace di cogliere le sfumature insite negli interventi a base culturale è oltremodo necessario.

Infine, in un Paese come il nostro in cui esiste sovrabbondanza di eredità culturali, di progetti attuabili in questo settore, di sensibilità e interesse riteniamo che i commercialisti debbano impegnarsi in primo piano a costruire un sistema culturale moderno, efficiente e trasparente con proposte concrete da portare al vaglio della Politica.

Il ruolo dei commercialisti deve partire dalla fotografia ragionata della cultura nel nostro Paese per descriverne l'andamento dei consumi, le tendenze della domanda e dell'offerta al fine di elaborare politiche e strategie risolutive così come per elaborare soluzioni per rimuovere i troppi ostacoli e le troppe inefficienze che frenano ancora il completo sviluppo del settore.

Aggiustamenti fiscali, una riforma delle fondazioni di partecipazioni che ne renda più efficiente la governance, lo sviluppo su larga scala dei partenariati speciali, un miglioramento dell'art bonus che ne ampli la platea dei beneficiari e i settori di applicazione, ad esempio, sono materie proprie della professione del commercialista.

Giuffrè Francis Lefebvre è presente al Convegno CNDCEC 2024.

Ti aspettiamo al nostro Stand a Pesaro dal 15 al 16 ottobre!

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