Martedì 2 luglio – Fine del lock up su Mps
Dopo Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, anche il gruppo Unipol si è tirato fuori dal risiko bancario con Mps. Il numero uno Carlo Cimbri, anche se indicato come un possibile protagonista, ha negato più volte l’intenzione di andare a nozze con l’istituto di Rocca Salimbeni, che da oggi ritorna sul mercato. Termina infatti il periodo di lock-up per il Tesoro, che adesso valuta altre possibili dismissioni delle quote. Dopo i collocamenti del novembre 2023 e del marzo scorso, che hanno portato nelle casse dello Stato poco meno di 1,6 miliardi di euro, e fatto scendere al 26,7% la partecipazione pubblica, ora si riaprono le danze. Del resto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già dichiarato l’intenzione di incassare 20 miliardi dalla campagna di privatizzazioni che guardano a Eni e Poste Italiane.
Giovedì 4 luglio – Shanghai capitale dell’Ai
C’è stato un periodo, alcuni anni fa, dove grazie all’impetuoso sviluppo del 5G sembrava che la Cina fosse sul punto di imporre una propria supremazia tecnologica al resto del mondo, Stati Uniti in primis. Ma l’arrivo dell’intelligenza artificiale o meglio la sua diffusione di massa con l’ingresso in campo di ChatGpt ha cambiato il quadro. Da Apple a Nvidia, sono americane tutte le Big Tech più attive sul fronte Ai, e che volano in Borsa. Alla Cina, o meglio a Shanghai, rimane l’organizzazione del Waic (World artificial intelligence conference) da oggi fino a domenica 7 luglio. Uno dei più grandi eventi mondiali sul tema, al quale partecipano 400 aziende estere, centinaia di startup, oltre a docenti, guru e premi Nobel. Ma sarebbe un errore considerare già terminata la sfida per la competizione tecnologica globale. Se, come dicono gli esperti, stiamo soltanto grattando la superficie di quanto potrà fare in futuro l’Ai, le sorprese non mancheranno.
Le elezioni politiche nel Regno Unito
L’indomani dell’annuncio di nuove elezioni fatto dal presidente francese Emmanuel Macron i mercati finanziari sono entrati in tensione, preoccupati per il possibile cambio del quadro politico nel secondo Paese europeo. Niente di tutto ciò è avvenuto nelle settimane scorso nel Regno unito dove il cambio è quasi certo. Tutti i sondaggi prevedono la sconfitta (per qualcuno, la disfatta) del Partito Conservatore del premier Rishi Sunak. I Tories guidano il Paese senza interruzioni dal 2010, ma in realtà escludendo il decennio di Tony Blair (più Gordon Brown) addirittura dal 1979 con Margaret Thatcher. Quindi, l’avvento del laburista Keir Starmer alla guida del Regno Unito sarebbe un cambio epocale. Eppure, l’avvocato vegetariano, esponente della cosiddetta soft left ma pronto a dare battaglia contro l’elusione fiscale delle grandi imprese non spaventa (fino a questo momento) il mondo finanziario. Anzi. Nella City di Londra, l’indice Ftse 100 in un anno ha guadagnato quasi il 10%.
Arrivano i dati per le auto elettriche cinesi
A Bruxelles si chiude una porta e forse si apre un portone. O addirittura un vaso di Pandora. Per la Commissione europea oggi è il termine ultimo per una risposta finale sulla fusione tra Lufthansa e Ita, il matrimonio dei cieli di cui si discute oramai da mesi e praticamente già celebrato. Invece, partono da oggi e andranno avanti in via sperimentale fino a novembre, i variegati dazi imposti alle auto cinesi dopo una inchiesta dell’Ue che ha accertato gli aiuti dello Stato cinese concessi ai carmaker locali attraverso prestiti a basso costo, sovvenzioni, sconti fiscali, esenzioni sulle tasse e via favorendo. I balzelli non colpiranno allo stesso modo le varie marche tipo Geely, Saic o Byd: dipende da quanto hanno collaborato (o meno) con le autorità europee. Ma i dazi spaccano anche i Paesi del Vecchio Continente tra chi plaude all’iniziativa (Francia, Italia) e chi resta contrario (Germania). A differenza degli Usa, dove i dazi sono al 100%, l’Europa ci va più leggera. E tra porte e portoni, lascia aperta una finestra per rivedere la misura verso fine anno. Intanto, anche Pechino si muove e studia misure contro alcuni prodotti europei.
Sabato 6 luglio – Barcellona contro il turismo di massa
Amata dai giovani per la sua movida, prescelta dai viaggiatori-intellettuali per l’arte e l’architettura, negli ultimi anni Barcellona ha vissuto un periodo d’oro accogliendo milioni di visitatori (12 milioni solo nel 2023), ma forse questo enorme movimento finirà. Molto dipende da come andrà oggi una manifestazione convocata da varie associazioni locali per dire “Basta: mettiamo un freno al turismo”. In particolare, quello mordi e fuggi, del modello Airbnb. Che ha fatto aumentare gli affitti (più 68%) e i prezzi di acquisti della casa (più 38%) rendendo difficile la vita per chi in città non trascorre soltanto un bel week end ma ci vive ogni giorno. Addirittura, si sta muovendo il sindaco socialista Jaume Collboni che ha promesso entro il 2028 uno stop agli appartamenti affittati per pochi giorni. Sulla stessa strada si potrebbero mettere città come Madrid, Valencia, Siviglia. Insomma, andrà seguita con attenzione la protesta dei residenti nella capitale catalana: può essere il segnale che il vento sta cambiando.