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lunedì 27/05/2024 • 06:00

Caso Risolto Clausole contrattuali

Vantaggi e pericoli del patto di non concorrenza

Il patto di non concorrenza è uno strumento di tutela per il datore di lavoro al fine di evitare futuri casi di concorrenzialità, che pone precisi limiti all’attività dell’ex dipendente dietro corresponsione di un adeguato e congruo compenso.

di Paolo Mancinelli - Consulente del lavoro presso Confindustria Ancona

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  • Tempo di lettura 8 min.
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L'art. 2125 c.c. definisce il patto di non concorrenza come quell'accordo con il quale si limita lo svolgimento dell'attività del prestatore di lavoro, per il tempo successivo alla cessazione del contratto. Tale limitazione è valida sia nel caso di lavoro in proprio che alle dipendenze di altri datori di lavoro. Il patto, che può essere stipulato, al momento dell'assunzione, durante o al termine del rapporto, costituisce un accordo a sé stante da tenere distinto dal rapporto contrattuale corrente ed autonomo rispetto all'obbligo di fedeltà sancito dall'art. 2105 c.c.. La funzione di tale istituto, applicabile solo ai rapporti di lavoro subordinato, è duplice: consente, da un lato, alle imprese di tutelarsi nei confronti della diretta concorrenza derivante da un'eventuale diffusione di informazioni strategiche da parte di ex dipendenti; stabilisce, dall'altra parte, requisiti rigidi di validità del patto consentendo la tutela del lavoratore, evitando un'eccessiva limitazione della sua attività. Elementi obbligatori Il patto di non concorrenza, oltre a dover essere stipulato obbligatoriamente in forma scritta, deve contenere, a pena di nullità, i seguenti elementi: un oggetto limitato; un territorio s...

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