Anche se è lo stesso CNEL a mettere in evidenza le “non poche criticità nella base informativa e conoscitiva attualmente disponibile”, il Rapporto sulla situazione del mercato del Lavoro in Italia relativo al 2023 presenta indubbiamente moltissimi spunti di riflessione ed analisi.
Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro - che indubbiamente nell’ultimo periodo dimostra una nuova vitalità – avvalendosi anche della collaborazione di diversi soggetti istituzionali ( Banca d’Italia, Inail, Inps, Istat, Ministero del Lavoro), secondo quanto previsto dalla Legge 936/86, con il report mette a disposizione delle Camere, del Governo, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, dei datori di lavoro e degli enti ed istituzioni interessate “una base comune di riferimento a fini di studio, decisionali ed operativi”.
Analizziamo in sintesi i principali elementi emersi, divisi in due macro-capitoli: Dinamiche del Mercato del Lavoro e Relazioni Industriali e Contrattazione Collettiva.
Dinamiche del Mercato del Lavoro
Rispetto al tema, il CNEL evidenzia i seguenti aspetti:
- un’occupazione senza crescita: il numero degli occupati cresce, più del PIL. A fronte di questo dato positivo, rimangono rilevanti criticità, anche rispetto ai principali paesi europei, soprattutto sull’occupazione femminile e giovanile, sul sommerso e sulla componente più debole del mercato del lavoro (in particolare per le persone con disabilità).
- luci ed ombre sulla qualità dell’occupazione: crescono le attivazioni di rapporti di lavoro, ma la stragrande maggioranza sono contratti temporanei (tempo determinato, collaborazioni, lavoro a chiamata, somministrazione).
- il sottoutilizzo della forza lavoro: il tasso di occupazione resta una delle principali criticità, non solo per la componente femminile: impressionante (anche se noto...) il divario tra nord e sud del paese.
- giovani e lavoro: positiva la riduzione del numero dei NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano la scuola) e l’aumento del tasso di occupazione, negativa la durata troppo lunga della transizione dalla scuola al lavoro, l’uso improprio dei tirocini formativi, l’assenza di percorsi duali di formazione e lavoro.
- disabilità e lavoro: l’accesso alla piena occupazione è fortemente precluso per chi ha una condizione di disabilità: su una popolazione di oltre 5 milioni di persone con disabilità (grave e meno grave), solo il 12% è occupato.
- salute e lavoro: aumentano le denunce per malattia professionale ma calano gli infortuni denunciati all’Inail, compresi i casi mortali che, comunque, rimangono altissimi: nel 2023, per lavoro, sono deceduti 1.041 lavoratori.
Relazioni industriali e contrattazione collettiva
In sintesi, il CNEL si sofferma sui seguenti capitoli:
- questione salariale e trattamenti minimi contrattuali: nel 2023 le retribuzioni orarie nel complesso dell’economia sono cresciute del 3,1%, rispetto all’incremento dell’inflazione del 5,9% (dato IPCA). Colpisce ancora di più un altro dato segnalato: tra il 1991 e il 2022 i salari reali sono rimasti sostanzialmente stagnanti (con una crescita dell’1%), a fronte del 32,55% medio registrato in area OCSE.
- dimensione di impresa e produttività: emerge un altro fatto noto nel dibattito pubblico, particolarmente critico: la produttività oraria, diversamente per esempio da Francia e Germania, non cresce. Prima della crisi pandemica, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2020, la produttività in Italia è aumentata infatti solo dello 0,33% in media all’anno, contro l’1% in Germania e lo 0,94 in Francia, e non si registrano inversioni di tendenza.
- misure di incentivazione della contrattazione di produttività e del c.d. welfare aziendale: in questo caso gli aspetti critici sono legati all’assenza di un monitoraggio sistematico e qualitativo che riesca a valutare l’efficacia o meno delle ingenti risorse pubbliche destinate al sostegno dei due strumenti. A tal fine, il CNEL comunica l’avvio di due specifiche indagini campionarie: una sulla contrattazione aziendale di produttività e l’altra sul welfare aziendale, con particolare riferimento alla previdenza complementare e all’assistenza sanitaria integrativa.
- dinamiche della contrattazione collettiva e crisi aziendali: il tasso di copertura della contrattazione collettiva nazionale di lavoro, incrociando i dati derivanti dai flussi Uniemens e i codici Cnel, risulta pari al 98,7% dei dipendenti del settore privato, escludendo i comparti “agricoltura” e “lavoro domestico e cura” (non registrati). Con riferimento ai soli CCNL, risultano depositati e vigenti, al 31 dicembre 2023, n.1033 contratti. Il CNEL sul punto ci tiene a sottolineare che i numeri, nel complesso, evidenziano un buono stato di salute del sistema di relazioni industriali italiano, con un’applicazione generalizzata dei contratti collettivi, peraltro a stragrande maggioranza sottoscritti dai sindacati confederali. Si sottolinea comunque come debba essere attentamente indagato il fenomeno del dumping contrattuale. La relazione evidenzia inoltre che i più grandi 100 CCNL italiani regolamentano la quasi totalità dei rapporti di lavoro nel settore privato. Infine, rispetto alla materia, il CNEL sottolinea come permanga il problema del ritardo nei rinnovi contrattuali (che tanto danneggia in termini di tutela del potere d’acquisto i lavoratori), anche se la recente firma di tre dei quattro principali contratti del terziario abbia ridotto il numero dei dipendenti penalizzati sul tema. Alla data del 18 aprile 2024, comunque, il numero complessivo di lavoratori in attesa di rinnovo è di circa 5 milioni (nel 2023 erano circa 7,7 milioni).
Conclusioni
Come noto, nel dibattito politico degli ultimi anni, era stata ventilata anche l’abrogazione del CNEL (previsto all’art.99 della Costituzione) che, al contrario, potrebbe essere invece utilizzato per mettere ordine ad una mole di informazioni spesso incontrollata e non verificata.
Il Rapporto in esame- con uno studio attento dei dati disponibili e con un approccio non politico ma tecnico – dimostra invece che il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro può essere molto utile.
Il CNEL, che vede al suo interno i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, dei datori di lavoro, delle istituzioni, approva all’unanimità lo studio: è auspicabile che ciò possa rappresentare un segnale di ripresa di quei corpi intermedi di rappresentanza e di governo del sistema, che tanto sono invece necessari per gestire situazioni collettive e complesse.
Rispetto ai contenuti della Relazione, infine, emerge con chiarezza che, a fronte di alcuni dati positivi, troppe sono ancora le criticità e le ombre su cui sarà necessario lavorare per migliorare la situazione del paese.