sabato 27/04/2024 • 06:00
È passato quasi un anno dall'entrata in vigore del Decreto Lavoro, che consente la reiterazione contrattuale sino a 12 mesi senza condizioni, innovando la previgente formulazione. Risulta interessante verificare come la contrattazione collettiva più recente abbia implementato le causali.
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Il Decreto Lavoro compie un anno senza che, nei fatti, ce ne siamo quasi accorti. Probabilmente questa disattenzione sarà dovuta alla legge di conversione del DL 48/2023 (ovvero la Legge 85/2023) ed al suo inserimento del comma 1 ter nell'articolo 24 il quale, come noto, consegna l'irrilevanza dei rapporti contrattuali sottoscritti prima dell'entrata in vigore del decreto legge stesso (04 maggio 2024). Non solo. La proroga al 31 dicembre 2024 della possibilità, a cura delle parti contraenti ed in difetto di casi disposti dalla contrattazione collettiva, di inserire delle “causali” tecnico / produttivo / organizzativo (nell'attesa che i vari contratti collettivi vengano rinnovati) ha, ancora di più, diluito gli effetti di tale norma. In ogni caso, dopo un giro completo della terra rispetto al sole, qualche conclusione la possiamo anche trarre. Lo stato dell'arte Riassumendo brevemente, il Decreto Lavoro aveva introdotto, in completa sostituzione delle condizioni (gergalmente “causali”) precedentemente contenute nelle lettere a), b) e b)bis dell'oramai fuarticolo 19 del d.lgs. 81/2015, tre diverse condizioni che si riporta letteralmente: a) nei casi previsti dai contratti colletti...
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