sabato 30/03/2024 • 06:00
L’elezione del successore di Carlo Bonomi in Confindustria, giovedì, sarà preceduta da una serie di indicatori «macro». A cominciare da martedì, quando verranno comunicati gli indici di inflazione nell’Eurozona. Seguiranno quelli dell’Istat sul mercato del lavoro in Italia e poi si chiuderà la settimana con un altro test al polso della Germania: i dati della produzione di febbraio.
Raffaella Polato
- Inviata del Corriere della SeraMartedì 2 – L’inflazione e la Bce Italia, Francia e Spagna hanno comunicato la loro stima sull’andamento dei prezzi a marzo giusto prima di chiudere gli uffici per il ponte di Pasqua. La Germania si aggiungerà oggi. Domani, analizzati e “pesati” i numeri nel frattempo comunicati da tutti i 27 Paesi dell’Unione, Eurostat annuncerà il dato preliminare medio. Quello cui la Bce guarda per decidere la tempistica del taglio dei tassi. Poche illusioni, però: benché il trend inflazionistico sia segnalato in ulteriore discesa, Francoforte pare aver definitivamente deciso che prima di giugno non interverrà. A prescindere. Mercoledì 3 – I divari dell’occupazione Oggi l’Istat comunica i dati sul mercato del lavoro in febbraio. Lo stesso faranno (o hanno fatto nei giorni scorsi) gli istituti di statistica degli altri Paesi Ue, per cui da Eurostat avremo in contemporanea il quadro complessivo. Che in sostanza rimane più o meno quello del 2023, con l’Italia fanalino di coda. Nonostante un aumento del tasso di occupazione maggiore della media, e cioè +1,5% contro 0,9%, il livello degli occupati nella fascia 20-64 anni è pari appena al 66,3% contro il 75,4% dell’Unione europea nel suo complesso. Superfluo ricordare che il divario maggiore riguarda l’occupazione femminile. Nella stessa fascia d’età, nel nostro Paese lavora solo il 56,5% delle donne a fronte del 70,2% della media Ue. Il tasso di occupazione maschile è al 76% (80,5% in Europa): i 19,5 punti di distacco rispetto al tasso femminile sono quasi il doppio della media Ue (10,3%). Giovedì 4 – Confindustria vota il presidente Il paradosso, quando si parla di lavoro (divario uomini-donne incluso) è che, per quanto siamo lontani dai livelli considerati di piena occupazione, ci sono comunque 2,5 milioni di posti – dai super laureati, ai tecnici delle nuove professioni, ai semplici magazzinieri - che le imprese non riescono a coprire. È dunque chiaramente uno dei temi su cui dovrebbe concentrarsi Confindustria, se molti di quanti percorrono i corridoi di viale dell’Astronomia non fossero così impegnati in partite d’altro tipo. Solo una parte dei relativi giochi finirà oggi, con il voto che designerà il nuovo presidente. Che vinca Edoardo Garrone o Emanuele Orsini, uno dei primi compiti sarà ricompattare l’associazione e rimediare ai danni - anche d’immagine - prodotti dall’ultima fase della corsa ai vertici. Quella, per intenderci, che ha visto Antonio Gozzi contestare rumorosamente la sua esclusione dal voto finale, con tutto ciò che ne è seguito (incluse le trattative per conquistare il suo bacino elettorale). Venerdì 5 – L’industria tedesca tenta il recupero È presto per parlare di ritorno alla crescita. Ma, se oggi i dati sulla produzione in febbraio saranno in linea con il +1% di gennaio, l’industria tedesca può incominciare a sperare che davvero il peggio sia alle spalle. Questo è del resto ciò che esprime l’ultimo indice Ifo, appena reso noto: l’indicatore che misura la fiducia delle imprese è salito dagli 85,7 di febbraio agli 87,8 punti di marzo, dunque ben oltre la “quota 86” stimata dagli analisti.
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