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martedì 27/02/2024 • 06:00

Lavoro Discriminazione di genere

Le lavoratrici part-time hanno gli stessi diritti di carriera del full-time

La Cassazione, con ordinanza 19 febbraio 2024 n. 4313, ha stabilito un importante precedente a tutela delle lavoratrici part-time, riconoscendo il loro diritto alla stessa progressione di carriera garantita a chi lavora a tempo pieno.

di Gianluca Pillera - Consulente del lavoro - Monza

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  • Tempo di lettura 6 min.
  • Ascolta la news 5:03

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La vicenda trae origine dal ricorso di una dipendente dell'Agenzia delle Entrate, assunta con contratto part-time, che si è vista negare l'avanzamento dalla fascia retributiva F1 alla F2 a causa della penalizzazione ricevuta nel punteggio per l'anzianità di servizio, parametrata al minor numero di ore lavorate. Difendendo la parità di trattamento, il Tribunale di Genova ha riconosciuto l'esistenza di discriminazione nel criterio valutativo impiegato, sentenza successivamente confermata in Appello e ratificata dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte, in particolare, ha enfatizzato l'errore di correlare automaticamente l'orario part-time con una valutazione declassata dell'esperienza professionale, sottolineando che la valutazione deve essere condotta sulla base delle competenze del lavoratore, indipendentemente dal numero di ore contrattuali. Questo principio giurisprudenziale ribalta una prassi discriminatoria e si erge a baluardo della giustizia lavorativa, imponendo alle istituzioni di rivedere protocolli obsoleti e garantire che la carriera di un dipendente sia un riflesso fedele del suo contributo effettivo, non una variabile dipendente dalla tipologia contrattuale. La coerenza tra le varie sentenze dimostra una chiara tendenza della giurisprudenza a proteggere i diritti dei lavoratori part-time, sancendo una maggiore equità...

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