martedì 13/02/2024 • 16:53
I commercialisti, nel corso dell’audizione parlamentare sul DDL Lavoro, evidenziano criticità evidenti sulla nuova fattispecie delle dimissioni volontarie, chiedendo l’abilitazione alla proceduta telematica per rimediare alla grave disparità di trattamento tra categorie professionali.
redazione Memento
Il CNDCEC è stato chiamato per un’audizione parlamentare sul DDL Lavoro presso la Commissione Lavoro della Camera. Disparità di trattamento Nel corso dell’audizione i commercialisti, rappresentati dai due consiglieri Marina Andreatta e Aldo Campo, hanno evidenziato come il DDL mostri criticità evidenti sulla scelta degli elementi integranti la nuova fattispecie delle dimissioni volontarie. Pur ritenendo “giusta l’introduzione di contromisure correttive finalizzate a rendere nuovamente ammissibili le dimissioni per fatti concludenti, al fine di contrastare la cattiva pratica dell’assenteismo programmato per ottenere il licenziamento dal proprio datore di lavoro e, conseguentemente, il trattamento NASPI, la sola assenza ingiustificata protratta per oltre cinque giorni o oltre il termine previsto dal contratto collettivo non si ritiene assurga a elemento sufficiente a configurare la risoluzione del rapporto di lavoro con imputazione al lavoratore dimissionario”. Inoltre, sempre in materia di dimissioni volontarie, i commercialisti hanno ricordato come alla categoria non sono state attribuite le stesse prerogative date a patronati, organizzazioni sindacali, consulenti del lavoro e ITL riguardanti l’invio dei moduli per le dimissioni volontarie del lavoratore al Ministero del lavoro. Il DDL Lavoro “rappresenta l’occasione opportuna per rimediare alla grave disparità di trattamento tra categorie professionali egualmente abilitate dalla legge 12/79”. La somministrazione Il CNDCEC si è espresso anche sulla disciplina della somministrazione di lavoro, chiedendo la soppressione dell’emendamento che stabilisce che “un’impresa utilizzatrice potrà ricorrere senza limiti alla somministrazione di lavoratori, sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato, per il sol fatto che il lavoratore somministrato sia assunto dal somministratore con contratto a tempo indeterminato”. Si tratta di un provvedimento che “separa il lavoro dall’impresa che lo utilizza, con un evidente rischio di deresponsabilizzazione dell’imprenditore verso i lavoratori che producono per lui ma che formalmente non sono suoi dipendenti”. Fonte: Comunicato CNDCEC 13 febbraio 2024
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