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sabato 20/01/2024 • 06:00

Lavoro Cessazione del rapporto di lavoro

NASPI e lavoro autonomo: la Cassazione sulla comunicazione dei redditi

La NASPI prevede alcuni obblighi di comunicazione da parte del beneficiario, in caso di inizio o prosecuzione di un’attività lavorativa autonoma. Ma cosa succede se il lavoratore non rispetta questi obblighi? E quali sono le conseguenze sulla NASPI? Risponde la Cassazione, con ordinanza n. 846 del 9 gennaio 2024.

di Gianluca Pillera - Consulente del lavoro - Monza

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  • Tempo di lettura 6 min.
  • Ascolta la news 5:03

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L'obbligo di comunicazione dei redditi da lavoro autonomo Nel panorama delle tutele sociali per i lavoratori italiani, la NASPI rappresenta un punto di riferimento per coloro che si trovano a dover fronteggiare il delicato momento della disoccupazione. I lavoratori che percepiscono la NASPI devono tuttavia prestare attenzione a diversi fattori chiave. Ad esempio, l'art. 10, c. 1, D.lgs. 22/2015, che disciplina la NASPI, stabilisce che il lavoratore che, percependo l'indennità, inizi un'attività lavorativa autonoma o di impresa individuale, deve comunicare all'INPS entro un mese dall'inizio dell'attività, dichiarando il reddito annuo previsto. Questa comunicazione serve a verificare se il reddito dichiarato supera o meno il limite di compatibilità con la NASPI, che è pari al 75% dell'importo dell'indennità stessa. Se il reddito dichiarato è inferiore al limite, la NASPI viene ridotta proporzionalmente; se è superiore, la NASPI viene sospesa. Inoltre, l'articolo 11 dello stesso decreto stabilisce la decadenza della NASPI per chi inizia un'attività lavorativa autonoma o di impresa individuale senza rispettare l'obbligo di comunicazione entro il termine di un mese. In questo caso, il lavoratore perde il diritto all'indennità e deve restituire le somme eventualmente percepite. Il caso e il percorso giudiziario Merita partico...

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