La domanda dei servizi professionali è cambiata. Quali sono le aree per cui le aziende prevedono un maggiore ricorso alla professionalità dei Consulenti del Lavoro?
È cambiata la domanda dei servizi e quindi siamo cambiati noi.
Sicurezza sul lavoro, politiche attive, welfare aziendale, consulenza previdenziale, pianificazione finanziaria, crisi d’impresa, contenzioso di lavoro e tributario sono solo alcuni degli ambiti di attività dei Consulenti del Lavoro, e anche di ulteriore specializzazione, che definiscono la centralità della Categoria nella gestione delle dinamiche aziendali.
In questi 45 anni, la nostra professione è cambiata, il nostro bagaglio esperienziale si è notevolmente arricchito e le nostre competenze sono andate oltre i paradigmi normativi fissati dalla legge istitutiva, abbracciando anche il contesto sociale.
Oggi gestiamo 8,5 milioni di rapporti di lavoro, accompagnando le fasce più fragili del mercato (come giovani, donne vittime di violenza e disabili) nella ricerca di occupazione e diffondendo i principi dell’etica e del lavoro regolare anche tra le nuove generazioni.
Un tempo eravamo semplici gestori di adempimenti, ora siamo professionisti cruciali nello scenario socio-culturale italiano e nella vita delle imprese. Dai dati della ricerca del nostro Ufficio Studi, “La professione di Consulente del Lavoro nello scenario di mercato che cambia”, presentata l’11 gennaio scorso agli Stati Generali, è emerso che quasi l’80% delle aziende private si avvale delle nostre prestazioni.
Un dato che evidenzia come la nostra attività stia ottenendo sempre più riconoscimenti e conferme.
Specializzazioni, AI e consulenza. I Consulenti del Lavoro sono pronti a raccogliere la sfida?
Ovviamente. Il nostro DNA non comprende la parola fermarsi. Negli anni abbiamo raggiunto grandi traguardi e ottenuto diverse attribuzioni, ma il nostro percorso di crescita è ancora in divenire.
E quale migliore occasione per crescere se non quella di sfruttare le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale?
Credo che l’AI sia uno strumento di ausilio per l’uomo, che non sostituisce in toto la variabile umana ma la rimpiazza solo per quelle mansioni considerate ripetitive e poco creative.
Uno strumento che, se adeguatamente governato, può fornire ulteriori stimoli a lavoratori, imprenditori e professionisti per ricalibrare le loro attività e acquisire nuove competenze. Per restare al passo con le esigenze di un mondo del lavoro altamente digitalizzato, le parole d’ordine sono adattabilità e occupabilità.
Valori già promossi vent’anni fa da Marco Biagi. La formazione continua sarà, dunque, sempre il punto di partenza per guadagnare maggior spendibilità sul lavoro e seguire gli attuali paradigmi dettati dalla transizione digitale. E noi, come Consulenti del Lavoro, siamo disposti a metterci in discussione ancora una volta per vincere una scommessa con il futuro. Un futuro scandito dall’intelligenza artificiale e dalla specializzazione.
La gestione del lavoro è un tema centrale in un sistema Italia segnato dalla crisi economica. Come possono incidere i Consulenti del Lavoro per la tutela di aziende e lavoratori?
Ferme restando le nostre competenze e le attribuzioni future, faremo ciò che abbiamo sempre fatto. Offriremo al mondo politico-istituzionale la nostra estrema professionalità, interpretando al meglio le trasformazioni del mercato e rispondendo con rapidità ai bisogni di imprese e lavoratori sia sul piano gestionale che sul piano sociale, per rendere il nostro Paese migliore.
La nostra attività di amministrazione delle dinamiche giuslavoristiche e fiscali, infatti, non può prescindere da quella vocazione sociale rivolta all’aiuto verso il prossimo, che ci spinge costantemente a ricercare l’equità, a favorire l’inclusività e a diffondere una cultura della legalità e della sicurezza.