Da un’analisi di InfoCamere sui documenti presentati al Registro delle Imprese, emerge come i rendiconti di sostenibilità delle aziende italiane - la cui obbligatorietà, entro determinati parametri, entrerà in vigore dal prossimo anno - sono raddoppiati in tre anni. Tuttavia, in valori assoluti, si parla ancora di cifre molto esigue, solo una percentuale minima delle società iscritte al Registro (meno dello 0,1%) ha presentato quest’anno un bilancio di sostenibilità. Per il 46% si tratta di piccole e medie imprese con un volume di ricavi non superiore a 5 milioni di euro, che oggi non sarebbero tenute a presentare questa dichiarazione.
Come noto, infatti, nel novembre 2014, l’Unione Europea ha pubblicato la direttiva sulla divulgazione di informazioni non finanziarie e sulla diversità da parte dei grandi gruppi europei (c.d. NFRD, Dir. 2013/34/EU).
Tale direttiva si applica a tutti gli enti di interesse pubblico europei che hanno più di 500 dipendenti ma è applicabile su base volontariaanche da altre entità.
Un ente è definito di interesse pubblico se: i) è una società le cui azioni sono scambiate su mercati regolamentati; ii) è una banca; iii) è un’assicurazione autorizzata; iv) è definita dallo Stato europeo in cui risiede ente di interesse pubblico.
I grandi gruppi europei devono divulgare informazioni sulle politiche, rischi e risultati in materia ambientale, aspetti sociali e aspetti legati ai dipendenti, nonché in materia di rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione e alla diversità all’interno dei consigli di amministrazione.
L’obiettivo della direttiva è promuovere la trasparenza e le prestazioni delle imprese, nonché di incoraggiare le imprese ad adottare un approccio più sostenibile nel condurre le attività e traguardare una finanza sostenibile.
Le informazioni richieste dalla direttiva sono relative a tematiche:
ambientali;
lavoratori;
sociali;
rispetto dei diritti umani;
questioni sulla corruzione e anticorruzione.
La sostenibilità sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle strategie delle società e nei progetti di sviluppo delle istituzioni europee, come confermato dagli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo.
Anche a livello italiano, le informazioni di sostenibilità acquisiscono una sempre maggior rilevanza, indotta non solo dalla rendicontazione obbligatoria prevista dal recepimento in Italia della direttiva precedentemente descritta e dall’adozione della nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD, Dir. 2464/2022/EU), ma anche da una spinta crescente proveniente dal settore finanziario e dagli stakeholder di riferimento per le aziende, che porta all’esigenza di rispondere in maniera puntuale alle aspettative degli investitori.
Le dichiarazioni non finanziarie pubblicate dalle grandi imprese hanno raggiunto, rispetto agli obiettivi della Direttiva, un discreto livello di maturità e nel 2022 si sono focalizzate su alcuni aspetti, tra cui: governance di sostenibilità, analisi di materialità e stakeholder engagement, definizione di strategia ed obiettivi di sostenibilità, identificazione e gestione dei rischi collegati a fattori di sostenibilità, contrasto al cambiamento climatico, finanza sostenibile, diversità, nonché un approfondimento sul tono e sulla leggibilità del reporting.
Tuttavia, le aspettative dei partecipanti al mercato stanno sempre più crescendo e l’informativa attualmente fornita sembra non soddisfare a pieno tali esigenze. La piena integrazione con le performance finanziarie così come una maggior comparabilità sono alcune delle sfide che presto le imprese dovranno affrontare.
La Corporate Sustainability Reporting Directive si pone come obiettivo principale di migliorare l’informativa di sostenibilità, andando così non solo ad equiparare la rilevanza dei risultati ESG con quelli riportati nel tradizionale bilancio, ma a riconoscerne la naturale connessione.
Fonte: Comunicato stampa Infocamere 20 novembre 2023