Con lo scopo di incentivare la trasparenza e la compliance nei rapporti Fisco-Contribuente, la Legge delega per la Riforma fiscale ha introdotto importanti novità finalizzate a potenziare il regime di adempimento collaborativo e ad incentivare i contribuenti, attualmente privi dei requisiti di accesso al regime, a dotarsi di un sistema certificato di controllo del rischio fiscale, fondamentale per garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali.
Nel contesto di attuazione di tali disposizioni, lo schema di decreto attuativo, approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 novembre 2023, conferisce un ruolo chiave al nuovo comma 1 bis dell'art. 4 D.Lgs. 128/2015. Questo comma introduce il requisito aggiuntivo della "certificazione" del sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale ("TCF") da parte di professionisti abilitati, includendo la verifica della sua conformità ai principi contabili.
Lo schema di decreto attuativo in oggetto prevede che la certificazione del TCF debba essere effettuata non solo da commercialisti indipendenti con qualificata esperienza ma anche dagli avvocati, i cui requisiti, secondo quanto previsto dal successivo comma 1-ter saranno stabiliti da appositi regolamenti da emanare su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della giustizia sentiti i rispettivi ordini professionali.
I vantaggi della certificazione
I vantaggi derivanti dalla certificazione sono significativi sia per l'Amministrazione finanziaria che per il contribuente che intende accedere al regime o, in mancanza dei requisiti, optare per il TCF ai sensi del nuovo art. 7-bis.
Dal punto di vista dell'Amministrazione finanziaria, la certificazione del TCF dovrebbe rappresentare una sorta di garanzia della sua efficacia e affidabilità, necessaria per assicurare che il TCF sia adeguato a identificare e gestire in modo accurato i rischi fiscali associati alle attività dell'impresa.
Tale certificazione dovrebbe, infatti, permettere di semplificare e accelerare notevolmente il processo istruttorio per l'accesso al regime di adempimento collaborativo, permettendo così alle imprese di beneficiare di una procedura più rapida e snella per accedervi.
Nel dettaglio, la certificazione del TCF dovrebbe contribuire a ridurre l'onere di controllo da parte dell'Amministrazione finanziaria e le risorse impiegate a tale scopo, potendo quest'ultima fare affidamento su un TCF conforme agli standard richiesti senza dover condurre ulteriori verifiche approfondite sulla sua validità.
In sintesi, la certificazione del TCF si configura come uno strumento che non solo attesta la qualità del sistema di gestione dei rischi fiscali adottato dall'impresa, ma funge anche da elemento pratico che semplifica i processi amministrativi e riduce gli oneri di controllo dell'Amministrazione. Questa conclusione è supportata dal testo del decreto attuativo, il quale, non casualmente, esenta dalla certificazione del TCF i soggetti già ammessi al regime di adempimento collaborativo.
La conformità ai principi contabili
Un elemento chiave della certificazione è la verifica della conformità del TCF ai principi contabili. Ciò implica che il TCF deve essere strutturato in modo tale da rispettare gli standard contabili riconosciuti.
La conformità del TCF ai principi contabili contribuisce inoltre a facilitare una mappatura più efficace dei rischi fiscali e a garantire che il sistema contabile sia affidabile. Questa affidabilità è essenziale per la corretta gestione dell'obbligazione tributaria, fornendo sicurezza sia all'impresa che alle autorità fiscali sulla qualità e l'integrità delle informazioni finanziarie utilizzate per il calcolo delle imposte.
In conclusione, la conformità del TCF ai principi contabili è un requisito fondamentale per garantire la qualità e l'affidabilità del sistema contabile di un'impresa, offrendo vantaggi significativi in termini di gestione dei rischi fiscali, integrazione dei controlli e sicurezza nell'adempimento degli obblighi tributari.
In termini di costi, l'adozione di un TCF certificato potrebbe rivelarsi più onerosa per l'impesa che si appresta ad accedere al regime o per l'impresa che pur non avendone i requisiti dimensionali intende optare, ai sensi del nuovo art. 7 -bis per l'adozione di un TCF.
Nonostante i potenziali costi aggiuntivi, la certificazione del TCF offre benefici che controbilanciano tali spese.
Infatti, per i soggetti che si apprestano ad accedere al regime di adempimento collaborativo, la certificazione del TCF permettere di beneficiare di una riduzione dei termini di accertamento di due anni così come previsto dall'art. 6, comma 6 ter. Riduzione, che per i soggetti che si trovano già in adempimento collaborativo, e per i quali non è previsto l'obbligo della certificazione, si applica automaticamente a partire dal 2024.
Per i soggetti di minore dimensione, privi dei requisiti di accesso, l'opzione biennale e irrevocabile per il TCF certificato garantirebbe rilevanti benefici sotto il profilo sanzionatorio amministrativo e penale.
In tal caso, infatti, a fronte della comunicazione preventiva tramite interpello dei rischi fiscali il contribuente potrà beneficiare tanto della riduzione delle sanzioni amministrative a un terzo (le quali non potranno comunque essere irrogate in misura superiore al minimo edittale) quanto della non punibilità per il reato di dichiarazione infedele per i rischi relativi a elementi attivi.
Sebbene, quindi, l'adozione di un TCF certificato possa comportare costi iniziali, i benefici associati, come la riduzione dei termini di accertamento e gli incentivi sanzionatori, possono rendere tale investimento vantaggioso per le imprese.