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venerdì 17/11/2023 • 06:00

Lavoro Dalla Cassazione

No a licenziamento per GMO con la sola soppressione del posto di lavoro

Il licenziamento per GMO è legato a esigenze oggettive dell'azienda, che nulla hanno a che vedere con la condotta del lavoratore. La Cassazione, nella pronuncia del 13 novembre 2023 n. 31409, ha precisato che la sola eliminazione del posto di lavoro non è sufficiente a giustificare un licenziamento, se un lavoratore può svolgere altre funzioni compatibili.

di Gianluca Pillera - Consulente del lavoro - Monza

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  • Tempo di lettura 6 min.
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Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo rappresenta uno strumento a disposizione del datore di lavoro per interrompere il rapporto di lavoro con un dipendente. Esso si verifica quando l'azienda deve ridurre il personale per comprovate ragioni economiche, organizzative o produttive. Tuttavia, affinché il licenziamento sia legittimo, la soppressione del posto di lavoro deve essere effettiva e non fittizia. L'imprenditore ha inoltre l'onere di dimostrare di aver previamente valutato soluzioni alternative al licenziamento, come la ricollocazione del dipendente in mansioni equivalenti. Qualora tali condizioni non sussistano, il provvedimento può essere impugnato dal lavoratore entro 60 giorni e annullato dal giudice del lavoro. Un esempio è il recente caso di una cassiera licenziata e successivamente reintegrata per sentenza della Corte di Cassazione, che ha ritenuto illegittimo il licenziamento. Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, dunque, sebbene rappresenti un'opzione lecita a disposizione del datore di lavoro, deve comunque fondarsi su presupposti oggettivi e trovare effettiva giustificazione in motivate ragioni aziendali, pena l'annullamento in sede giudiziale. Il caso della cassiera licenziata Un caso recente di licenziamento per motivo oggettivo è stato oggetto di un'ordinanza della Corte Suprema di C...

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