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venerdì 06/10/2023 • 06:00

Lavoro CCNL o salario minimo

Come la contrattazione collettiva può fronteggiare l’inflazione

Lo shock inflazionistico dell’ultimo biennio 2021-2022 ha messo in mostra quanto gli attuali salari siano inadeguati rispetto all’andamento dei prezzi, evidenziando anche la preoccupante lentezza delle organizzazioni sindacali nel rinnovare i contratti collettivi nazionali del lavoro.

di Paolo Mancinelli - Consulente del lavoro presso Confindustria Ancona

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  • Tempo di lettura 6 min.
  • Ascolta la news 5:03

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Il nostro ordinamento ha conosciuto per oltre quarant’anni il meccanismo di indicizzazione delle retribuzioni detto “scala mobile” nato con lo scopo di proteggere il potere di acquisto dei salari, attraverso un adeguamento automatico della dinamica salariale a quella inflazionistica.

Le parti istituirono un sistema di rivalutazione dell’indennità di contingenza che rendesse automatici, in relazione all’andamento del costo della vita, gli adeguamenti retributivi all’inizio con periodicità trimestrale successivamente bimestrale.

Venne istituito un paniere di prodotti e servizi denominato “paniere costo vita” che rappresentava il consumo medio di una famiglia tipo composta da due adulti e due figli.

Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 si verificò una grave crisi monetaria ed inflazionistica che mise a dura prova il meccanismo di adeguamento automatico dei salari.

Nel 1990 fu raggiunta un’intesa fra Governo, sindacati e Confindustria in cui si prorogava il meccanismo della scala mobile fino al 31 dicembre 1991.

Il Protocollo del 31/7/1992 tra il Governo Ciampi e parti sociali e l’Accordo Interconfederale del 23/07/1993 abolirono tale istituto perché dannoso agli incrementi automatici delle retribuzioni.

Indice IPCA (Indice dei prezzi al consumo armonizzato)

Con l’Accordo Quadro del 22/01/2009 firmato da tutte le parti sociali, ad eccezione della CGIL, fu istituito un nuovo indice previsionale IPCA indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo nettizzato della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati.

I rinnovi dei CCNL sono stati, però per la maggior parte, sottoscritti su valori superiori all’indice ISTAT.

Se da un lato però i sindacati sono stati bravi a stipulare contratti con rinnovi superiori all’indice IPCA, è anche vero che è opinione comune considerare i minimi salariali fortemente inadeguati rispetto alla oggettiva perdita di potere d’acquisto dei salari del nostro paese.

Tale contraddizione, in un periodo in cui c’è una costante impennata dei prezzi, si può spiegare solo con il ritardo con il quale i contratti si sono rinnovati ed anche con il fenomeno del dumping contrattuale (pirateria contrattuale) legata a contratti sottoscritti da organizzazioni sindacali scarsamente rappresentative che hanno concordato adeguamenti salariali complessivi piuttosto contenuti

Cause ed effetti shock inflazionistico anno 2022

L’ultimo biennio 2021-2022 è stato caratterizzato da una drastica diminuzione del potere di acquisto, acuito sicuramente nella seconda parte dal conflitto ucraino.

Sulla base dei dati ufficiali ISTAT nel dicembre del 2020, in piena crisi pandemica, in Italia era presente una condizione di deflazione (0,2%) dopo un lungo periodo di circa 6 anni di stagnazione.

A novembre 2022 veniva registrato un tasso di inflazione pari al 11,80%, una cifra mai registrata nel nostro Paese dal lontano 1984.

Negli ultimi due anni si è verificato un aumento generalizzato dei prezzi della produzione energetica che si è riversata sui prezzi di vendita, determinato da condizioni geopolitiche esterne all’Italia, individuabili nelle ripercussioni sui mercati globali dell’energia scaturite dal conflitto ucraino.

Risposte contrattazione collettiva

Metalmeccanica Industria

Con le retribuzioni di giugno 2023 i dipendenti hanno percepito un aumento retributivo notevolmente superiore rispetto a quello pattuito con il rinnovo di febbraio 2021.

L’Istat ha emesso, infatti, un comunicato stampa in data 7 giugno 2023 con cui ha reso nota “l’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati” per gli anni 2019-2022 pari al 6,6% rispetto al 1,1% di giugno 2021 o il 4,7% di giugno 2022, nonché “la previsione dell’indicatore per gli anni 2023-2026”.

La notevole diversità di valori è legata all’inserimento ai fini del calcolo dell’IPCA, da parte dell’ISTAT, all’interno dei beni energetici oltre che del gas anche della raffinazione del petrolio che ha portato a questo aumento vertiginoso dell’indice stesso.

Il tutto ha comportato che per il livello di riferimento del CCNL Metalmeccanica Industria C3 (ex quinto livello) l’aumento è stato, erogato con la mensilità di giugno 2023, di euro 123,00 anziché 27,00 euro come previsto del rinnovo del febbraio 2021.

Legno Industria

In data 20 giugno 2023 è stato firmato presso la sede di FederLegno il verbale di accordo, fra le parti sindacali più rappresentative, del C.C.N.L. Industria con validità dal gennaio 2023 al 31 dicembre 2025.

L’accordo riguarda, vista la situazione economica in essere, solo gli istituti strettamente economici.

Entro il mese di gennaio 2024 e di gennaio 2025 le Parti poi si incontreranno per definire gli aumenti contrattuali a far data dal 1° gennaio a copertura degli anni 2023 e 2024, sulla base del dato IPCA generale dell’anno precedente come pubblicato dall’ISTAT calcolato sul valore punto composto dalla paga base + contingenza + ex edr + 3 scatti di anzianità.

Ai lavoratori in forza alla data del contratto verrà, inoltre, erogata una somma a titolo di una tantum uguale per tutti i livelli, omnicomprensiva di tutti gli istituti diretti ed indiretti ed esclusa dalla base di calcolo del Tfr.

Tale importo, che tiene conto degli incrementi di produttività avvenuti nel settore, sarà pari ad euro 600,00 lorde a copertura del periodo di carenza 01/01/2023 – 30/06/2023.

Salario minimo

La considerazione che pochi contratti collettivi nazionali abbiano seguito effettivamente l’indice IPCA, dimostra quanto tale strumento sia fortemente inadeguato rispetto all’improvvisa impennata dei prezzi dei beni energetici.

Tale riflessione porta inevitabilmente alla questione del salario minimo che ormai è divenuto, col tempo, argomento di grande attualità.

Il salario minimo rappresenta la retribuzione minima che dovrebbe essere assicurata ai lavoratori dipendenti, per una certa quantità di lavoro in un determinato lasso di tempo.

Il galoppare dell’inflazione ha chiaramente posto forti dubbi, anche a livello strettamente giuridico, sulla conformità delle retribuzioni vigenti in rapporto al parametro costituzionale della sufficienza fissato dall’articolo 36 della Costituzione.

L’articolo stesso sancisce che Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La Direttiva europea 2022/2014 del 19 ottobre 2022 impone, inoltre, fra i criteri presenti nella determinazione del salario minimo l’analisi approfondita del costo della vita.

Il salario minimo legale proposto in Italia dovrebbe attestarsi a 9 euro l’ora e rappresenterebbe un aumento del 14,6% sullo stipendio per 3,6 milioni di persone (che quindi prendono ad oggi meno di questa cifra).

Il primario scopo rimane comunque il contrasto alla povertà, obiettivo raggiungibile garantendo una retribuzione proporzionata al lavoro svolto.

In conseguenza dell’introduzione dello stesso i C.C.N.L. perderebbero di efficacia in quanto non potrebbero prevedere soglie minime di retribuzione diverse da quelle previste dalla legge.

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