sabato 23/09/2023 • 06:00
Il concetto di informazione ambientale riguarda non solo dati e documenti posti in immediata correlazione con il bene ambiente, ma anche scelte, azioni e qualsivoglia attività amministrativa che ad esso faccia riferimento; è quanto emerge dal più recente orientamento giurisprudenziale in materia.
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L’accesso agli atti in materia ambientale: una questione di trasparenza
È legittimo il silenzio-rifiuto che sempre più spesso si forma sulle numerose istanze di accesso agli atti in materia ambientale effettuate dalle associazioni ambientaliste?
Si potrebbe – per semplificare – riassumere in questi termini una delle questioni carsiche che agitano il mondo che ruota intorno alle sostenibilità: già, perché gli “accordi quadro”, i “contratti applicativi”, le “convenzioni” e gli “accordi di collaborazione” (o comunque nominati) che di volta in volta sono oggetto delle richieste di accesso non hanno riflessi “soltanto” sulla tutela dell’ambiente, ma anche – direttamente o indirettamente – sugli aspetti sociali ma soprattutto economici ad esso legati.
Che devono essere sostenibili e, come necessario presupposto, trasparenti.
L’accesso agli atti in materia ambientale: una questione di trasparenza?
Il medesimo titolo, con l’aggiunta di un punto interrogativo, è “un ironico omaggio” ad una corrente di pensiero giurisprudenziale che, anche in un recente passato, ha negato che la trasparenza sia (o debba essere) fondamentale quando si parla di “interessi giuridici sostanziali”, quale quello latu sensu ambientale.
Il TAR di Milano, ad esempio, nel respingere il ricorso presentato da un’associazione ambientalista (e “nel rispondere”, di fatto, all’interrogativo posto dal titolo del paragrafo), che si era vista rifiutare l’accesso ad una serie di documenti relativi ad un accordo fra il Politecnico e una multinazionale dell’energia, in una recente sentenza ha motivato la sua decisione sulla base di quattro considerazioni:
Il fine dell’accesso: “è noto che l’interesse all’accesso ai documenti deve essere considerato in astratto e che la documentazione richiesta deve costituire un mezzo utile per la difesa dell'interesse giuridicamente rilevante, ma non uno strumento di prova diretta della lesione di tale interesse […] nondimeno, resta ferma la necessità di indicare quale sia lo specifico interesse connesso alla documentazione di cui si chiede l’ostensione”. |
L’ispirazione omnicomprensiva: l’informazione ambientale riguarda le scelte
Evidentemente una posizione assolutista, quella sintetizzata nel paragrafo precedente. Tant’è che la stessa giurisprudenza amministrativa ha deciso che era giunto il momento per un cambio di paradigma, sia in primo grado che in sede di appello.
In primo grado, di recente il TAR di Torino – pur consapevole delle posizioni giurisprudenziali “più restrittive” – ha ritenuto che:
La scelta di aprire alla “sensibilizzazione della collettività” – che non equivale certo a contrapporsi agli accordi sottostanti la documentazione oggetto dell’accesso agli atti – è stata motivata in poche, ma efficaci, keywords:
La pubblicità tendenzialmente integrale comporta:
Il riferimento all’ambiente, in sostanza, serve non più solo a delimitare una materia e i suoi contenuti, ma anche a indicare l’oggetto di una tutela ormai approntata dal legislatore a tutti i livelli e in ogni ambito di interesse. |
Il contesto delle dinamiche della transizione energetica: la democrazia ambientale
In sede di appello (la sentenza pro-diritto all’accesso era stata impugnata dalla multinazionale energetico-ambientale di turno) il Consiglio di Stato ha confermato la validità dell’impostazione interpretativa fornita dai giudici sabaudi, che nel ribadire punto per punto le keywords, cui si è fatto riferimento, ha posto l’accento:
“È dunque questa la cornice di riferimento nel cui ambito valutare la fattispecie concreta, che riguarda i rapporti tra un’impresa, in disparte la rilevanza pubblicistica, che ha parte significativa della sua attività nel settore energetico, con intuibili ricadute sulle politiche ambientali, e l’istituzione accademica Politecnico”. |
In tale contesto, concludono i giudici di Palazzo Spada, “è palese la correlazione con la materia ambientale delle informazioni relative a rapporti di collaborazione tra imprese leader nel campo energetico e istituzioni di ricerca e di didattica universitaria, anche tenendo conto dell’esigenza di assicurare la massima trasparenza ai flussi finanziari e ai contenuti dei rapporti tra mondo delle imprese e Centri pubblici di ricerca e innovazione”.
È una questione di “democrazia ambientale” che, presupponendo il coinvolgimento della società civile e la sua partecipazione ai processi decisionali in materia di politiche ambientali, riconosce – nell’accesso alle informazioni ambientali – uno dei pilastri per la sua realizzazione.
Uno dei pilastri delle sostenibilità.
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Laura Braga
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