martedì 12/09/2023 • 06:00
L’AF può essere destinataria di una domanda di rimborso IVA indebitamente fatturata a condizione che la somma non possa essere corrisposta dai fornitori, che costoro hanno versato all’erario, qualora sia intervenuta la prescrizione dell’importo e vi sia la possibilità che i fornitori pretendano il rimborso dell’eccedenza da essa riscossa.
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Rimborso dell'IVA indebitamente versata
Ormai è granitico il principio secondo cui la detrazione IVA è un diritto costituente parte integrante del meccanismo dell'IVA stesso e, in linea di principio non può subire compressioni e limitazioni, risultando orientato ad esonerare interamente il soggetto passivo dall'IVA dovuta o assolta nell'ambito delle sue attività economiche (Fatorie, C-424/12).
In tale contesto, la domanda di rimborso dell'IVA indebitamente versata rientra nell'ambito del diritto alla ripetizione dell'indebito che è inteso a rimediare alle conseguenze dell'incompatibilità dell'imposta con il diritto dell'UE, neutralizzando l'onere economico che ha indebitamente gravato l'operatore che, in definitiva, l'ha effettivamente sopportata (Terracult, C-835/18).
Quindi, mancando un'apposita disciplina UE, spetterà ai singoli Stati stabilire i requisiti al ricorrere dei quali tali domande possano essere presentate, purché siano rispettati i principi di equivalenza ed effettività (Reemtsma Cigarettenfabrikfen, C‑35/15; Farkas, C-564/15).
Al contempo, un sistema nel quale, da un lato, il fornitore del bene che ha versato erroneamente al fisco l'IVA potrà richiederne il rimbors
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