mercoledì 30/08/2023 • 11:46
La Cassazione, con la sentenza n. 36036 del 29 agosto 2023, ha stabilito che in tema di sequestro diretto finalizzato alla confisca allargata, la presunzione relativa di illecita accumulazione patrimoniale non opera nei confronti del terzo.
redazione Memento
Con la sentenza n. 36036 del 29 agosto 2023, la Cassazione ha stabilito che in tema di sequestro diretto finalizzato alla confisca allargata, la presunzione relativa di illecita accumulazione patrimoniale non opera nei confronti del terzo (art. 240-bis c.p.). Si precisa che ogni volta in cui è disposto un sequestro finalizzato alla confisca su beni di un terzo, che si presumono essere di proprietà dell'indagato, l'accusa è gravata da un duplice onere probatorio, in quanto deve provare che: quel bene appartiene di fatto all'indagato in quanto l'intestazione a favore di un terzo è fittizia; esiste una sproporzione fra reddito dichiarato/proventi dell'attività economica del soggetto interessato e il valore economico di beni e la mancanza di una giustificazione credibile circa la loro provenienza. In particolare, ai fini della sproporzione, il giudizio deve essere temporalmente contestualizzato, cioè i proventi di cui il sequestrato aveva disponibilità vanno tenuti in conto nella misura attuale al momento in cui ha acquistato i singoli beni. In conclusione, relativamente alle ipotesi delle c.d. confische allargate, l'art. 12 sexies DL 306/92 prevede un sistema probatorio, a carico dell'accusa, fondato su una duplice presunzione iuris tantum, che, ove provata, è sufficiente a far scattare la confisca a carico dell'indagato, salvo prova contraria derivante dall'inversione dell'onere probatorio. Il suddetto meccanismo di presunzione iuris tantum, non è, invece, previsto per l'azione proposta nei confronti del terzo, pertanto l'accusa che voglia provare che il bene intestato al terzo appartiene, di fatto, all'indagato, è gravata del normale onere probatorio. Nel caso di specie, il Tribunale di Catanzaro ha annullato, limitatamente a un'unità immobiliare, l'ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia con cui era stata respinta l'istanza di restituzione dei beni sottoposti a sequestro dell'appellante e del coniuge. Il Tribunale ha, invece, confermato il sequestro per quote societarie della ditta individuale, altre unità immobiliari e terreni ritenuti riconducibili al patrimonio illecitamente acquisito dal suocero dell'appellante. Mancano gli indizi gravi, precisi e concordanti che dimostrino la relazione tra i beni oggetto di sequestro e il suocero, in quanto il rapporto parentale non è elemento rilevante e il solo giudizio di sproporzione non è sufficiente ai fini probatori. Inoltre, la presunzione di illecita accumulazione patrimoniale non opera nei confronti dei terzi. Fonte: Cass. pen. 29 agosto 2023 n. 36036
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