Inconvenienti da mancate spiegazioni della funzione tributaria
L'approvazione della legge delega per la riforma è l'occasione per sviluppare le riflessioni indicate nel precedente podcast “Delega fiscale: prime considerazioni sulla riforma” nonché nella news “Riforma fiscale: cooperazione necessaria tra fisco e contribuente”, sulla difficoltà di riformare un settore senza comprendere le ragioni profonde della sua crisi. Queste mancate spiegazioni sono la causa di un generale riformismo compulsivo, non solo in materia tributaria, ma in tanti altri settori come i contratti pubblici, le procedure concorsuali e il diritto penale.
Il problema tributario non spiegato adeguatamente, ed esistente dalla metà del secolo scorso in poi, è la diversa determinabilità dei presupposti economici d'imposta (ricavi, consumi, redditi, etc.). Alla facile loro determinabilità documentale, quando si formano presso grandi aziende e uffici pubblici, si accompagna una minore affidabilità nella misura in cui le dimensioni aziendali diminuiscono, fino all'estremo di piccoli commercianti e artigiani operanti al pubblico in forma individuale.
La conseguenza è un'evasione materiale di massa molto superiore a quella di altri paesi europei, dove le filiere di produzione, commercio e servizi sono molto più concentrate, e meno presenti le piccole attività gestite direttamente dal titolare, o dove questo ha un'ingerenza pervasiva.
Nella comunicazione politica questo fenomeno è da decenni una foglia di fico, un pretesto per giustificare l'inefficienza dell'intervento pubblico; le carenze di quest'ultimo sono cioè attribuite alla scarsità di risorse, di cui sono incolpati gli evasori fiscali. La comunicazione politica della lotta all'evasione ha messo così in ombra quella della determinazione dei presupposti d'imposta, come scrivo da decenni.
E' stata così drammatizzata la funzione tributaria, e paradossalmente sono diminuiti i controlli di merito sull'evasione materiale di massa, che hanno perduto la ragionevolezza delle stime, scadendo spesso in un vessatorio formalismo.
L'esportazione della determinazione contabile dove non ne esistono i presupposti economici ha poi provocato adempimenti, complicazioni, diffidenze, effetti annuncio, ordini e contrordini che hanno provocato malesseri e inefficienze, alla base del suddetto riformismo compulsivo tributario.
La delega in sé non può spezzare questo circolo vizioso, ma la discussione pubblica che l'accompagna può contribuire alle necessarie spiegazioni giuridico sociali sulla diversa determinabilità dei presupposti economici d'imposta, rasserenando indirettamente il clima.
Diversivo del concordato di massa ex ante
Senza spiegazioni sociali adeguate, le riforme vengono effettuate inevitabilmente secondo una strategia di comunicazione politica che tende a riprendere tutte le tematiche radicate nella pubblica opinione, compresa la lotta all'evasione. Ogni governo, quando riforma un certo settore, deve prendere una posizione politica sui relativi temi, e l'evasione di massa è troppo socialmente percepita per essere negata (anche se in alcuni settori dell'area di maggioranza emerge un atteggiamento negazionista contrastante col senso comune e quindi politicamente perdente). Non a caso quindi la delega, e molti esponenti politici dell'area di governo, rassicurano di non voler abbandonare quella che anch'essi chiamano lotta all'evasione. Essa viene inserita nella prospettiva del fisco amico, filo conduttore della riforma, con riferimenti all'intelligenza artificiale, alle banche dati del fisco, agli ISA, gli indici sintetici di affidabilità fiscale. Lo strumento normativo proposto è il c.d. concordato preventivo biennale, irrealizzabile in pratica visto che le piccole attività al dettaglio indicate sopra sono parecchi milioni. Su tali attività, ogni anno, vengono gestiti solo poche decine di migliaia di controlli valutativi personalizzati per ordine di grandezza, il che rende impensabile un intervento a tappeto su tutti adeguatamente personalizzato. L'unico sbocco del concordato preventivo biennale generalizzato è quindi quello numerico-statistico abbozzato da decenni. Ricordo i coefficienti presuntivi del 1988, gli studi di settore, gli indici di affidabilità economica, l'accertamento sintetico di massa, caldeggiato dal ministro Goria nel 1993 e ripreso dal ministro Tremonti nel 2009-2010. Sono state tutte esperienze inefficienti, tra le quali va ricordato il flop del concordato preventivo biennale dello stesso Tremonti, proposto per il 2003-2004. In questi termini algoritmici, il concordato preventivo biennale sarebbe una specie di catastizzazione su cui si appiattirebbero quelli che ne vengono favoriti. Quelli penalizzati si darebbero alla protesta sociale, alimentata anche da quelli favoriti, per ottenere ulteriori riduzioni, nell'appiattimento al ribasso tipico delle catastizzazioni (basti pensare a quelle agricole).
Sinergia tra comunicazione politica e spiegazioni sociali
La comunicazione politica che accompagna la delega dovrebbe invece sostituire la retorica della lotta all'evasione, sostituendola con la presa d'atto dell'inaffidabilità della determinazione documentale per le suddette piccole attività al pubblico. Andrebbe quindi detto chiaro e tondo che l'evasione di massa non è una perversione privata, cui imputare il cattivo funzionamento dei servizi pubblici, ma anzi è una criticità della funzione tributaria.
Bisognerebbe dire apertamente che non c'è da lottare contro nessuno, ma solo da determinare in modo credibile i presupposti economici d'imposta dove mancano le dimensioni aziendali minime perché l'autodeterminazione contabile sia efficiente. La dicotomia manichea tra contribuenti onesti e disonesti va smentita e sostituita da una serena spiegazione della suddetta diversa determinabilità dei presupposti d'imposta.
Le narrazioni del fisco amico e dell'adempimento collaborativo devono invece essere portate proprio sull'evasione materiale di massa, senza cacce e senza lotte, ma con ragionevoli stime valutative personalizzate dei presupposti economici d'imposta. Anche se riguardassero annualmente solo il 5% della platea suddetta, queste valutazioni sarebbero sufficientemente sistematiche per far avvertire un fisco presente e pragmatico.
Già oggi l'intervento degli uffici tributari è sopravvalutato, con un tasso di adempimento proporzionalmente molto superiore al controllo del territorio da parte del fisco. Se quest'ultimo diventasse visibile anche nella cerchia di relazioni territoriali, familiari e di categoria degli interessati, il tasso di adempimento rientrerebbe in limiti fisiologici socialmente accettati. Ristabilita così la perequazione tributaria il clima si rasserenerebbe, e gli altri obiettivi della delega sarebbero a quel punto a portata di mano.