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lunedì 07/08/2023 • 06:00

Caso Risolto Dimissioni

Accesso alla NASPI in caso di dimissioni per rifiuto al trasferimento

Le dimissioni per rifiuto del lavoratore al trasferimento presso altra sede di lavoro distante oltre 50km sono involontarie perché determinate da una condotta datoriale che ha reso obbligatoria la scelta del lavoratore, a prescindere dalla legittimità della scelta aziendale. Pertanto, come nel caso di risoluzione consensuale, il lavoratore ha diritto alla NASPI.

di Roberta Cristaldi - Avvocato in Milano

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  • Tempo di lettura 7 min.
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Una società attiva nel settore retail, a seguito della chiusura di un punto vendita, comunica ad uno dei dipendenti addetti alle vendite il trasferimento ad altro punto vendita sito in località distante oltre 80 km dalla residenza del lavoratore. Il dipendente non prende servizio presso la nuova sede lavorativa e trasmette alla società le proprie dimissioni per giusta causa, invocando come motivazione “rifiuto al trasferimento a sede distante oltre 50km dalla residenza o non raggiungibile in 80 minuti”. Successivamente, il lavoratore e il datore di lavoro sottoscrivono un verbale di conciliazione nell'ambito del quale il lavoratore conferma le dimissioni a causa dell'eccessivo impatto che il trasferimento avrebbe avuto sulle proprie condizioni di vita personali, familiari e lavorative. Successivamente alla sottoscrizione del verbale di conciliazione, il dipendente si vede rifiutare la richiesta di accesso al trattamento NASPI, in quanto il riconoscimento del trattamento in caso di dimissioni per giusta causa per rifiuto del trasferimento è subordinato, in linea con la prassi applicativa dell'INPS, alla prova che il lavoratore abbia contestato le ragioni tecniche, organizzative e produttive alla base del provvedimento datoriale. Il quadro normativo e di prassi La Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego (“NASPI”) ...

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