sabato 17/06/2023 • 06:00
Un emendamento introdotto durante l'iter di conversione del Decreto Lavoro prevede una misura a favore dei lavoratori autonomi e dei professionisti iscritti alle rispettive gestioni INPS. Lo scopo della norma è evitare che l'annullamento automatico dei debiti abbia effetti negativi sulla posizione previdenziale di tali soggetti.
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L'annullamento automatico
La Legge di Bilancio 2023 (art. 1, c. 222, legge 197/2022) ha previsto l'annullamento automatico dei singoli debiti affidati all'Agente della riscossione dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015.
Come precisato dall'Agenzia delle Entrate con Circolare 27 gennaio 2023, n. 2, tale misura è di “tenore analogo - pur se non identico” a quelle adottate in precedente e, diversamente dalle precedenti disposizioni di stralcio, prevede l'annullamento automatico con modalità differenziate a seconda dell'Ente creditore che ha affidato il carico all'Agente della riscossione.
Oltre a ciò, rispetto alla analoga misura prevista dall'art. 4 DL 119/2018, la nuova disciplina in materia di “tregua fiscale” non ha previsto un'apposita domanda da parte del debitore, quindi, per impedire lo stralcio automatico, i contribuenti avrebbero dovuto versare gli importi dovuti entro il 30 aprile 2023 (termine di sospensione delle attività di riscossione inizialmente previsto al 31 marzo, poi rinviato dalla legge 14/2023).
A tutela delle categorie menzionate, per le quali l'accredito contributivo è subordinato al versamento dei contributi dovuti, la Commissione Affari sociali del Senato ha approvato un emendamento che interviene sullo stralcio automatico e fornisce la soluzione al problema. Di fatto, per evitare che l'annullamento dei contributi dovuti determini la cancellazione della posizione contributiva, il soggetto interessato potrà chiedere il recupero dei contributi automaticamente cancellati.
Soggetti interessati
La misura interessa i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni INPS, vale a dire:
Il nuovo art. 23-bis previsto dalla legge di conversione del Decreto Lavoro, se confermato, consentirà ai soggetti sopramenzionati di chiedere all'INPS nel rispetto dei termini prescrizionali previsti dall'art. 3, comma 9 della legge 335/95, il riconteggio dei debiti cancellati.
I lavoratori che intendono tutelare la propria posizione contributiva dovranno inoltrare un'istanza di annullamento dello stralcio e poi versare gli importi dovuti entro il 31 dicembre 2023. Il versamento potrà essere effettuato in un'unica soluzione ovvero in rate mensili. Sarà l'INPS a fornire i dettagli ed a chiarire le modalità e i tempi di presentazione dell'istanza con un provvedimento di prassi successivo alla pubblicazione della legge di conversione. Per procedere al ricalcolo occorre prendere in considerazione il totale dei redditi d'impresa conseguiti negli anni interessati al netto delle eventuali perdite dei periodi d'imposta precedenti.
I debiti cancellati
La misura riguarda l'annullamento di alcuni particolari debiti contributivi:
La prima disposizione ha previsto l'annullamento automatico, quindi senza istanza, dei singoli debiti affidati agli Agenti della riscossione dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali, a far data dal 1° gennaio 2000 e fino al 31 dicembre 2015. Tali debiti devono essere di importo residuo fino a 1.000 euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni. La seconda disposizione prevedeva, invece, lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010. Anche i debiti cancellati sulla base di quest'ultima disposizione, quindi, rientrano nel perimetro delle novità previste dalla legge di conversione del Decreto Lavoro.
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