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martedì 02/05/2023 • 06:00

Impresa Proposta la Direttiva UE

Corporate Sustainability Due Diligence: passo avanti per diritti umani e ambiente

Il 25 aprile 2023 la Commissione Affari Legali del Parlamento Europeo ha adottato la propria posizione sulla Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence, rimettendo al Parlamento Europeo in seduta plenaria un testo rafforzato sotto il profilo della tutela dei diritti umani e dell’ambiente.

di Eleonora Montani - Avvocato, Direttore corso Sostenibilità e Modelli 231 SDA Bocconi

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  • Tempo di lettura 1 min.
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La disciplina unitaria in materia di Due Diligence

La proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità è ora all’attenzione del Parlamento europeo in seduta plenaria che, secondo il calendario pubblicato, dovrebbe pronunciarsi nel prossimo mese di maggio. La normativa ha lo scopo dichiarato di contribuire allo sviluppo sostenibile e alla transizione economica e sociale intervenendo sul rispetto dei diritti umani e la tutela dell’ambiente da parte delle imprese nelle attività che svolgono, nelle attività svolte dalle loro controllate e lungo tutta la catena di fornitura cui partecipano. L’obiettivo della normativa è quello di garantire il rispetto degli standard applicabili in materia di diritti umani e ambiente al fine di promuovere un’economia globale più equa e sostenibile nonché un governo societario responsabile imponendo alle imprese, a pena di sanzioni significative, un monitoraggio rigoroso degli impatti sociali e ambientali delle loro azioni lungo l’intera catena di approvvigionamento andando così ben oltre le legislazioni attualmente vigenti a livello nazionale.

Chi sono i destinatari della normativa?

La normativa è indirizzata alle grandi aziende dell’Unione a condizione che le stesse raggiungano determinate soglie dimensionali, di dipendenti e fatturato. Più nello specifico le nuove norme si applicheranno alle imprese con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto superiore a 150 milioni di euro a livello mondiale. A queste si affianca una seconda categoria di imprese caratterizzate da dimensioni più ridotte (un numero di dipendenti superiore a 250 e un fatturato netto superiore a 40 milioni di euro a livello mondiale), che operano però in settori per i quali è stato riconosciuto un rischio significativo in ordine a possibili violazioni dei diritti umani o danni all'ambiente, come l'agricoltura, il tessile o il minerario. Le regole si applicherebbero anche alle imprese extra-UE con un fatturato superiore a 150 milioni di euro di cui almeno 40 milioni generati in UE. Le piccole e medie imprese non rientrano direttamente nel campo d’applicazione della Direttiva ma ne potrebbero sentire indirettamente gli effetti in ragione delle ripercussioni che l’operato delle grandi imprese produrrà nelle catene del valore. La proposta prevede pertanto un sostegno specifico destinato alle PMI, ad esempio sotto forma di orientamenti e altri strumenti che le aiutino a integrare gradualmente aspetti di sostenibilità nelle loro attività commerciali. La Commissione Affari Legali ha esteso l'applicazione delle nuove regole, rispetto alla proposta della Commissione, sino ad includere le società con sede nell'UE con più di 250 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 40 milioni di euro, nonché le società madri con oltre 500 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 150 milioni di euro.

Quali sono gli obblighi cui sono chiamate le imprese?                                                             

La Direttiva indica i requisiti obbligatori di Due Diligence che le aziende devono attuare per identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi dell’attività d’azienda sui diritti umani (ad es. il lavoro minorile, sfruttamento della manodopera, salute e sicurezza sul lavoro) e sull’ambiente (es. inquinamento, distruzione della biodiversità e degli ecosistemi).  L’obiettivo è quello di migliorare le pratiche di governance aziendale per integrare meglio i processi di gestione e la mitigazione dei rischi e degli impatti sui diritti umani e sull’ambiente armonizzando le discipline nazionali così da garantire un perimetro condiviso di certezza del diritto per le imprese e le parti interessate. La proposta di Direttiva, ampliando il perimetro di rilevanza fino a ricomprendervi le attività poste in essere dai fornitori, richiama le imprese ad una responsabilità per le loro scelte e per gli impatti negativi che vi conseguono. In questa prospettiva le aziende sono chiamate a rendere conto delle iniziative adottate per mitigare i rischi di esternalità negative. Le aziende che rientrano nel campo di applicazione della normativa dovranno adottare e sviluppare piani di transizione climatica compatibili con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e coerenti con le regole delle direttive sui bilanci di sostenibilità delle imprese (CSRD).

A guardia del corretto adeguamento a quanto richiesto dalla Direttiva è posto un apparato sanzionatorio articolato: è infatti prevista la responsabilità per le aziende che non si adegueranno alla direttiva con sanzioni pari ad almeno il 5% del fatturato annuale.

La responsabilità formale di sovraintendere il processo di due diligence è posta in capo ai consiglieri di amministrazione. Per garantire che il dovere di diligenza diventi parte del funzionamento complessivo delle imprese, è infatti necessario coinvolgere gli amministratori. Per questo motivo gli amministratori saranno tenuti a integrare il dovere di diligenza nella strategia aziendale, istituire i relativi processi e controllare che siano attuati in una prospettiva di sviluppo sostenibile. Quando agiscono nell'interesse dell'impresa, gli amministratori sono inoltre chiamati a tenere conto delle conseguenze delle loro decisioni in termini di diritti umani, clima e ambiente e dei probabili effetti a lungo termine di qualsiasi decisione. Gli amministratori delle aziende con più di 1000 dipendenti saranno direttamente responsabili di questo passaggio, che a sua volta inciderà sulle parti variabili della loro retribuzione, come i bonus.

Le aziende dovranno implementare un meccanismo di reclamo tramite il quale coloro che vengano a conoscenza di una condotta volta a ledere o porre in pericolo i diritti umani e ambientali, o siano vittime di condotte poste in essere in violazione di tali diritti possano segnalarlo. Le imprese dovranno, inoltre, monitorare periodicamente l'efficacia degli interventi di individuazione, prevenzione, mitigazione, interruzione e minimizzazione degli impatti negativi sui diritti umani e ambientali delle loro azioni. La valutazione dovrà basarsi su indicatori qualitativi e quantitativi ed essere effettuata con una periodicità almeno annuale e, comunque, ogniqualvolta vi siano fondati motivi di ritenere che possano presentarsi nuovi rischi rilevanti di manifestazione di tali effetti negativi.

Conclusioni

Per raggiungere gli obiettivi strategici indicati dalla Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence sarà essenziale creare una rete di collaborazione trasparente tra i partner della filiera, costruire sinergie capaci di rendere vantaggiosa l’adozione di una due diligence così strutturata sia per le grandi imprese che per le piccole medie imprese che, seppure indirettamente soggette alla previsione della normativa, risultano di fatto coinvolte in qualità di fornitori delle imprese più grandi direttamente soggette. La creazione di una strategia comune consentirà alle realtà di più grandi dimensioni di potersi appoggiare su fornitori in grado di rispettare le previsioni normative e alle piccole di migliorare le proprie performance. Tutto questo potrà garantire ai cittadini più trasparenza e affidabilità rispetto al modo in cui sono realizzati i prodotti che acquisteranno o forniti i servizi che utilizzeranno contribuendo alla costruzione di una coscienza comune e valorizzando il contributo di ciascuno nella sfida allo sviluppo sostenibile.

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