lunedì 24/04/2023 • 06:00
Pensando alla stima delle aziende le prime criticità che vengono in mente sono relative alla scelta delle metodiche e all’applicazione dei metodi. In realtà la pianificazione del lavoro, il mandato e la base informativa sono altrettanto importanti. Senza dimenticare la struttura della relazione.
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L’attuale difficoltà nella stima delle imprese
Approcciare un processo valutativo non è attività così immediata e semplice. Anche in Francia, dove l’approccio è forse più pragmatico, si insiste molto sul concetto di fourchette de valorisations (forchetta di valori) per sottolineare il fatto che sono così tante le ipotesi e le variabili sensibili nella materia da rendere molto difficile sintetizzare il tutto con un unico valore.
In primo luogo, perché nel contesto italiano ci si trova spesso a valutare imprese di ridotte dimensioni, caratterizzate da una serie di problematiche aggiuntive; pensiamo alla commistione fra patrimonio aziendale con quello familiare, alla mancanza di strumenti tipici della pianificazione, alla dipendenza da figure-chiave come quella dell’imprenditore o alla concentrazione della clientela.
In secondo luogo, perché la turbolenza che caratterizza il contesto macroeconomico – prima per effetto della pandemia e più di recente con la guerra in Ucraina e gli aumenti energetici, senza dimenticare inflazione e costi delle materie prime – ha portato incertezze profonde sul futuro di ogni azienda e sulla capacità di programmazione futura. Non è un caso al riguardo che le Linee guida per l’impairment test dopo gli effetti della pandemia da Covid 19 – Documento dell’Oiv (Organismo Italiano di Valutazione) di marzo 2021 – insistano molto sui concetti di vulnerabilità alla crisi e di resilienza.
In terzo luogo, perché dopo quasi sette anni dall’introduzione dei Piv (Principi Italiani di Valutazione), si ha l’impressione – perlomeno nel mondo professionale – di essere ancora in una fase di studio dei principi se si pensa che l’Oiv, nostro standard-setter in ambito valutativo, deve ancora emanare gli Esempi Illustrativi e il Documento sulle Valutazioni ai fini fiscali, senza dimenticare che i Piv vengono perlopiù applicati in ambito giudiziale e principalmente in alcune aree italiane (Nord-Ovest su tutti) e risultano ad oggi ancora “tarati” su imprese di rilevanti dimensioni.
La gestione delle criticità nella pianificazione del lavoro
Le prime criticità che un qualsiasi valutatore si trova a dover affrontare a seguito della proposta di un incarico di stima sono quelle che solitamente vengono sottovalutate (il più delle volte non consapevolmente).
Si tratta della pianificazione del lavoro e della redazione del mandato professionale.
Il primo aspetto può sembrare banale o scontato; in realtà è fondamentale. Non è forse importante capire quante ore ci verranno richieste per le varie fasi del processo di stima? Non è forse importante renderci conto se abbiamo difronte imprese che presentano basi informative limitate? Non è forse importante capire se ci servirà il supporto di alcuni ausiliari?
Per capire l’importanza della redazione del mandato professionale, invece, basterebbe confrontare un mandato redatto da un commercialista-valutatore con un incarico predisposto da un collega che redige qualche perizia di stima saltuariamente: un mandato articolato e preciso, il primo, contro una sintetica lettera generica nel secondo caso.
Capire se accettare l’incarico, quali informazioni richiedere, come organizzare il lavoro, quale approccio seguire. Si tratta di aspetti fondamentali per approcciare la prima fase dell’impostazione del lavoro, delimitando il perimetro valutativo (specie in ipotesi di rami d’azienda) e stabilendo finalità della stima, prospettiva di valutazione, configurazione di valore, natura della stima.
Tutti concetti che sono noti a chi conosce i Piv e che sono essenziali per delimitare portata e limitazioni dell’incarico, anche in ottica di limitare le proprie responsabilità.
Le criticità nella costruzione della base informativa
La valutazione deve esprimere, ai sensi del Piv I.5.1, un giudizio informato. A tal fine occorre raccogliere dati e informazioni di provenienza interna ed esterna all’azienda, essenziali per l’esercizio dello spirito critico del professionista. E ancora più essenziali nei contesti aziendali di dimensione contenuta dove l’assenza di informazione prospettica obbliga il valutatore a scartare certi approcci valutativi e/o comunque a ricercare il percorso più adatto al caso concreto.
Il contesto di turbolenza obbliga poi a ragionamenti complessi sull’andamento dell’inflazione e sul trend delle variabili economiche e di crescita aziendale che impattano su flussi e tassi.
In definitiva, senza una solida base informativa il rischio è quello di commettere vari errori.
Le criticità nella stesura della Relazione e nella comunicazione dei risultati
Da ultimo, occorre formalizzare il percorso logico seguito nella valutazione. Anche questo sembra un elemento scontato ma in realtà non lo è affatto.
La relazione di valutazione, per essere Piv-compliant, deve seguire un certo schema che parta dalla parte introduttiva (profilo del valutatore e definizione dell’incarico) per arrivare a toccare i punti relativi alla descrizione della Base Informativa utilizzata e delle metodiche adottate, all’indicazione delle limitazioni riscontrate, ai calcoli valutativi con l’esposizione dei principali fattori di rischio, alla sintesi valutativa e agli allegati.
Dopo la stesura occorrerà arricchire la relazione con grafici e tabelle che rendano il nostro lavoro più comprensibile e al tempo stesso accattivante.
Accattivante perché deve essere (almeno nelle nostre intenzioni) apprezzato dal Committente, al fine di fargli percepire il nostro lavoro e fargli condividere le scelte adottate.
Comprensibile in quanto i contenuti della relazione di valutazione ed il suo grado di dettaglio devono essere tali da consentire ai destinatari di comprendere pienamente l’intero processo valutativo adottato e di ripercorrerlo criticamente e di comprendere le ragioni delle scelte compiute (Piv II.4.3).
Anche perché ricordiamo che ai sensi del Piv II.4.2 le relazioni di stima devono avere un’organizzazione logica e devono essere in grado di anticipare le domande che un lettore competente potrebbe porsi.
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