sabato 08/04/2023 • 06:00
Il 9 aprile 2023 il Testo Unico sulla Sicurezza compirà quindici anni dalla sua entrata in vigore, un lasso temporale abbastanza lungo per poter fare un punto della situazione in Italia relativamente alla materia della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Le prime rudimentali norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro risalgono al XIX secolo ed hanno visto la luce di pari passo con lo sviluppo industriale del tempo. Quadro normativo Il quadro normativo può, a titolo esemplificativo, essere suddiviso in tre diversi momenti storici: il primo è rappresentato dal codice civile del 1865 alla legislazione degli anni 50; il secondo è costituito dalle norme emanate dagli anni 50 fino agli anni 80, nate allo scopo di conciliare le esigenze di cambiamento delle realtà politiche sociali ed industriali a seguito del dopo guerra con il bisogno sempre più esigente di una tutela di sicurezza nel mondo del lavoro; il terzo è costituito dalle norme emanate dagli anni 90 fino ad oggi, come conseguenza del recepimento delle direttive comunitarie e della consapevolezza del coinvolgimento dinamico dei lavoratori nella gestione della sicurezza aziendale. Un traguardo fondamentale è stato raggiunto con la pubblicazione della Legge n°300 del 1970, meglio nota come lo “Statuto dei lavoratori”, che all'articolo 9 attribuisce alle rappresentanze dei lavoratori, senza necessità di alcun mandato da parte di quest'ultimi, la tutela della salute e dell'integrità fisica dei lavoratori, sia attraverso la partecipazione alle dinamiche organizzative del lavoro in tema di sicurezza, sia attraverso la promozione delle necessarie iniziative contrattuali, sia attraverso il controllo circa la corretta applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Dagli anni 80 in poi la Comunità Europea ha iniziato una propria autonoma attività legislativa, emanando Direttive e Linee guida, allo scopo di uniformare per tutti gli Stati membri della Comunità la regolamentazione in materia di salute e di sicurezza negli ambienti di lavoro. Le predette attività legislative comunitarie si prefiggevano di promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro, introducendo il concetto di valutazione del rischio, seppure a livello embrionale rispetto allo sviluppo che lo stesso avrà successivamente con il D.Lgs. n°626/94 e con il D.Lgs. n°81/08. Un fondamentale passo in avanti per una regolazione più articolata e complessiva della sicurezza sul lavoro, coerentemente con quanto previsto dalle Direttive europee, è stato compiuto con l'emanazione del D.Lgs. 626/94, poi successivamente modificato da altri Decreti Legislativi (tra i quali, il n. 242/1996, il n. 25/2002, il n. 195/2003). Il 1° aprile 2008 il Consiglio dei Ministri approvava il “Nuovo Testo Unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro”; si tratta di un Decreto Legislativo che riordina in un corpo organico tutta la materia della salute e sicurezza sul lavoro, abrogando tutte le precedenti normative, ivi compresi il D.Lgs 626/94 e il D.Lgs 494/1996. Il TU Sicurezza Con l'entrata in vigore del TU sulla sicurezza il legislatore ha cercato, invano visti i risultati ottenuti, di imprimere una svolta decisiva alla piaga delle morti sui luoghi di lavoro introducendo una normativa al passo con i tempi, per non dire antesignana, attraverso la quale regolamentare in maniera chiara, puntuale ed esaustiva tutta la materia della sicurezza sui luoghi di lavoro. Purtroppo però nel corso degli anni l'effetto sperato non si è verificato; gli infortuni sul lavoro al posto di diminuire sono addirittura aumentati con un trend negativo in continua e costante crescita che, a tutt'oggi, non ha mostrato inversioni di tendenza. L'emergenza morti sul lavoro nel nostro Paese sembra non avere freni, in Italia ogni giorno muoiono in media tre persone. I dati degli ultimi quattro anni raccontano molto bene l'emergenza morti sul lavoro in Italia. Una scansione tragica della nostra Penisola che evidenzia come - nonostante gli appelli a una maggiore diffusione della sicurezza sul lavoro da parte di illustri cariche istituzionali, politica e sindacati - nulla sia cambiato e nulla stia cambiando. Nel 2021 le denunce di infortunio mortale sul lavoro sono state 1.361, con un calo del 19,2% sul 2020, le ragioni del calo però sono da addebitare alla pandemia ed alle relative restrizioni, difatti le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'INAIL tra gennaio e luglio sono state 441.451 (+41,1% rispetto allo stesso periodo del 2021), 569 delle quali con esito mortale a riprova del trend in continua crescita. La mappa degli infortuni non è uniforme, la maglia nera in Italia negli ultimi quattro anni spetta al Molise che è sempre rimasto in zona rossa dal 2019 al 2022, seguito dal Trentino Alto Adige - in zona rossa negli ultimi due anni - e dall'Abruzzo in zona rossa dal 2019 al 2021, in giallo nel 2022. Mentre la regione che non ha mai abbandonato la zona bianca nei primi semestri degli ultimi quattro anni è la Sardegna; seguita dal Friuli Venezia Giulia che solo nel 2021 era in zona arancione, dalla Liguria che dal 2021 al 2022 è rimasta in zona bianca lasciando la zona gialla dei due anni precedenti e dal Veneto in zona bianca per due anni dal 2019 al 2020 per poi passare però, in un progressivo peggioramento, alla gialla e all'arancione. L'incidenza degli incidenti mortali si differenzia anche per fasce di età, il rischio più elevato di morte viene rilevato tra gli over 65, con un'incidenza di mortalità sempre sopra la media nazionale. Si va da un'incidenza di 42 morti ogni milione di lavoratori del 2019 ai 61 decessi del 2021 e ai 47 del 2022. Significativa l'incidenza di mortalità tra i giovanissimi (15-24 anni) più che tra i trentenni. I giovanissimi (15 - 24 anni) sono anche quelli che fanno rilevare l'incidenza maggiore nel totale di denunce di infortunio (mortali e non mortali) numeri che confermano i recenti drammi che hanno coinvolto ragazzi giovanissimi in incidenti mortali durante lo svolgimento di stage e alternanza scuola lavoro. Discorso a parte meritano i lavoratori stranieri, soprattutto quelli irregolari. Il rischio per loro è molto più elevato, in considerazione del fatto che molto spesso lavorano in nero, senza aver ricevuto alcun tipo di formazione, di conseguenza in caso di infortunio nessuno mai provvederà a presentare una regolare denuncia. La riforma del 2021 Il 2021 si è chiuso con una importante novità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, Il 22 dicembre è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 215/2021, recante la “Conversione in legge, con modificazioni, del DL 146/2021, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”. Il Capo III del Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla Legge 215/2023, con gli articoli 13 e 13bis ha apportato una vera e propria mini-riforma all'impianto normativo del D.Lgs. 81/08, intervenendo in maniera profonda per cercare di arginare il triste fenomeno degli infortuni sul lavoro che, nel nostro paese, si susseguono senza soluzione di continuità al ritmo di più di tre morti al giorno, specialmente nel campo dell'edilizia dove, una recente indagine ha stabilito che oltre il 90% dei cantieri edili non sarebbe in regola rispetto alla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Una delle novità più importanti riguarda la formazione dei datori di lavoro, infatti, fino ad allora per i datori di lavoro non era previsto alcun obbligo formativo in materia di sicurezza, salvo il caso in cui il datore di lavoro cumulasse su di sé anche il ruolo di R.S.P.P. La legge 215/2021 è intervenuta anche sull'art. 37, c. 7, del D.Lgs. 81/2008, colmando un evidente vuoto della previgente disciplina, stabilendo così che, oltre ai dirigenti ed i preposti ora anche gli stessi datori di lavoro dovranno ricevere “….un'adeguata e specifica formazione e un aggiornamento periodico in relazione ai propri compiti in materia di salute e sicurezza del lavoro, secondo quanto previsto dall'Accordo di cui all'articolo 37, comma 2, secondo periodo”. Un'altra importante novità introdotta dal D.L. 146 /2021 ha ad oggetto le modifiche degli artt. 13 e 14 del D.Lgs. 81/08. In particolare l'art. 13 affida in via privilegiata all'INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) la competenza ispettiva in materia di sicurezza sui luoghi di lavori, al fine di rinforzare un organico che soffriva un cronico sotto dimensionamento. Nel solo anno 2022 sono stati assunti 700 nuovi ispettori. Inoltre, essendo stato abrogato il comma 2 dell'art. 13 del D.Lgs. 81/2008, che definiva l'ambito di competenza limitata, gli ispettori dell'INL acquisiscono una competenza generale, quindi non più circoscritta all'edilizia e alcune altre attività ma, possono svolgere i controlli in tutti i settori, sperando che le assunzioni promesse vengano realmente effettuate, altrimenti ci ritroveremmo difronte all'ennesima tigre dagli artigli spuntati. Ma, sicuramente la novità di maggior impatto è quella relativa alla sospensione dell'attività lavorativa prevista dall'art. 14 D.Lgs. 81/2008. Il provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale deve essere adottato in tutti i casi in cui sia manifesta ed acclarata una delle seguenti situazioni: personale irregolare, in misura pari o superiore al 10% del totale dei lavoratori regolarmente occupati; gravi violazioni della disciplina in materia di tutela di salute e della sicurezza, così come individuate dall'All. I D.Lgs. 81/2008. La sospensione dell'attività deve essere immeditata, fatta salva la possibilità di farne decorrere gli effetti in un momento successivo e, nello specifico, “dalle ore 12 del giorno lavorativo successivo ovvero dalla cessazione dell'attività lavorativa in corso che non può essere interrotta”, così come previsto dall'art. 14, c. 4, D.Lgs. 81/2008. La situazione attuale A distanza di oltre un anno dall'ultima riforma in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro la situazione degli infortuni non è affatto migliorata, a riprova del fatto che non è un problema di inasprimento delle sanzioni ma bensì, un problema culturale e sociale. Nell'anno 2022 gli infortuni mortali sono stati 1.090, mentre nei primi tre mesi del 2023 oltre 100. La media di tre morti al giorno non accenna ad invertire la tendenza e, fino a quando la sicurezza sui luoghi di lavoro sarà percepita dalle imprese come un costo e non come un investimento/opportunità nulla cambierà. Vanno sicuramente aumentati i controlli, in questo senso ben venga l'assunzione di nuovi ispettori, ma bisogna puntare sulla prevenzione e, soprattutto, sulla formazione dei lavoratori. Un lavoratore formato ed informato ha sicuramente meno possibilità di infortunarsi rispetto ad un collega che non ha ricevuto un'adeguata formazione. È necessario quindi che gli imprenditori assumano un ruolo proattivo in relazione ai temi della sicurezza sui luoghi di lavoro, favorendo nelle aziende la cultura della prevenzione dei rischi di infortunio, solo così si potrà finalmente assistere ad una decisa inversione di rotta, anche perché le esperienze passate ci hanno dimostrato che ogni altro tentativo è risultato vano.
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