venerdì 17/02/2023 • 06:00
Intervenendo sul delicato equilibrio tra la riservatezza imposta dal segreto professionale e l’interesse pubblico a notizie di rilevanza generale, la CEDU stabilisce un fondamentale principio sul whistleblowing, affermando la prevalenza dell’interesse pubblico su tali notizie, come quelle sulle pratiche fiscali delle società multinazionali, sugli obblighi di confidenzialità.
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Con la sentenza Halet contro Lussemburgo, ricorso 21884/2018, depositata il 14 febbraio, la Grande Camera della Corte Europea per i diritti dell'uomo ha stabilito un importante principio, estendendo la tutela riconosciuta dall'art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo al whistleblower che divulga informazioni fiscali da lui possedute in ragione dell'attività lavorativa svolta: alla base di tale estensione, la scelta di anteporre agli obblighi di riservatezza l'interesse pubblico su notizie di ambito generale.
Il caso
La vicenda ha inizio nel 2018, con un ricorso presentato alla CEDU ai sensi dell'art. 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali da un cittadino francese, avverso la condanna penale subita per aver divulgato ad un giornalista alcuni documenti rilasciati dal suo datore di lavoro e soggetti a segreto professionale.
Al tempo dei fatti il ricorrente era dipendente di una società di revisione che si occupava anche della redazione di dichiarazioni fiscali per conto dei propri clienti, richiedendo alle autorità fiscali ruling fiscali anticipati riguardanti l'applicazione della legislazione fiscale a ope
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