mercoledì 08/02/2023 • 06:00
La ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano relativa alle previsioni di investimento in ICT per il 2023 da parte delle imprese disegna un’interessante evoluzione del mondo aziendale.
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Innovazione e sostenibilità sono le parole d’ordine che guidano gli investimenti in digitale delle imprese italiane. È quanto emerge dall’analisi resa pubblica lo scorso novembre dagli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, che riporta le previsioni di investimento in ICT da parte delle aziende per il 2023.
Trend positivo
La ricerca, che ha interessato oltre 1.800 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer, Amministratori Delegati e C-level di PMI, fondatori di startup italiane, Innovation Manager e responsabili R&D, indica che le tecnologie digitali sono considerate dalle aziende lo strumento principale per innovarsi e perseguire obiettivi strategici.
E sono i numeri a parlare. Per l’anno in corso, infatti, si stima un aumento del 2,1% dei budget ICT delle imprese italiane, con il contributo delle aziende di tutte le dimensioni, comprese le PMI che registrano una crescita del 2,4%. Nello specifico, sia il 43% delle grandi o grandissime imprese così come il 43% delle piccole e medie imprese aumenteranno i budget per le tecnologie digitali (un incremento trainato dalle aziende di media dimensione), con una volontà di investire anche in altre funzioni esterne alla Direzione ICT, prassi consolidata già nel 61% delle grandi imprese.
Prezioso sembra rivelarsi altresì il PNRR che, proprio perché prevede investimenti consistenti in ambito di digitalizzazione, è visto positivamente dal 69% delle grandi aziende e dal 60% delle PMI interpellate. D’altronde, nel corso del 2022, il 57% delle imprese ha portato avanti i propri progetti di digitalizzazione senza particolari ostacoli e il 28% è riuscito a velocizzarli, mentre soltanto il 13% delle imprese ha subito un rallentamento o ha dovuto interrompere i propri piani.
Aree di investimento
Quanto ai settori verso i quali saranno convogliati gli investimenti, lo studio indica che le grandi imprese sono orientate in modo particolare verso i sistemi di Information Security (50% delle preferenze), di Business Intelligence, Big Data e Analytics (46%) e cloud (30%), seguiti da software di profilazione e gestione dei contatti (CRM) e software gestionali (ERP).
Dalla ricerca emerge poi la tendenza a inserire sempre più nei piani strategici i temi della sostenibilità, soprattutto nel mondo delle grandi imprese che vedono le tecnologie digitali come un mezzo per supportare i processi di transizione sostenibile. Non a caso, il 60% delle grandi imprese ha definito approcci strutturati o ruoli per rispondere a obiettivi di sostenibilità, mentre solo il 29% delle PMI, chiamate a focalizzarsi sull’operatività quotidiana, ha avviato progetti in questo ambito. Inoltre, tra le grandi imprese già impegnate nella sostenibilità, il 65% ha deciso di investire nel digitale per raggiungere traguardi in questo campo (il 29% tra le PMI), sfruttando soprattutto sistemi di Big Data e Analytics, soluzioni di Industria 4.0 e tecnologie per lo smart working. Lo studio segnala infine che solo il 3% delle grandi imprese (il 23% tra le PMI) non persegue ancora in modo specifico questo tipo di progetti.
Innovazione per crescere
Per essere più competitive sul mercato, le aziende non esitano poi a collaborare con realtà esterne. L’analisi rileva che l’83% delle grandi imprese adotta pratiche di Open Innovation, un modello di business per accelerare l’innovazione e la crescita aziendale, secondo il quale le imprese fanno ricorso anche a idee e risorse esterne all’impresa. A riprova di ciò, lo studio indica che già il 45% delle grandi imprese destina una parte di budget proprio all’Open Innovation e i numeri relativi a collaborazioni con università e centri di ricerca (67%), ad attività di scouting e intelligence di start up (52%), a partner scouting su imprese consolidate (46%), a Call4ideas o Call4startup (37%) e agli Hackathon (36%) testimoniano questa tendenza, sempre più diffusa anche tra le PMI (44%). Dato interessante è la crescita delle partnership con le start up: il 52% delle grandi imprese e l’11% delle PMI collabora già attivamente con esse, mentre il 24% di grandi aziende e PMI programma di farlo in futuro. In crescita, infine, anche il ricorso a fondi di Corporate Venture Capital per investire nell’equity di startup (8%).
Le attività di innovazione guidano quindi le strategie aziendali tanto che il 41% delle imprese ha già previsto una “Direzione Innovazione” oppure una figura professionale dedicata alla gestione dell’innovazione, sempre più spesso posizionata in stretto rapporto con il vertice aziendale. Non solo: l’indagine riporta che il 31% delle aziende utilizza team di progetto dedicati ad ogni specifico progetto di innovazione e il 9% possiede un comitato di innovazione interfunzionale. Ecco dunque affermarsi ruoli come l’Innovation Champion, già presente in oltre il 50% delle grandi imprese, ovvero un professionista capace di fondere competenze manageriali con conoscenze specifiche legate alla progettualità e ai nuovi elementi tecnologici. A tal riguardo, le PMI continuano a preferire una gestione occasionale (60%) o il ricorso a consulenti esterni (13%) e solo nell’8% dei casi esistono figure dedicate all’Innovazione Digitale. Sempre più praticata è, poi, la Corporate Entrepreneurship, presente nel 70% delle grandi imprese, attività volta a creare e valorizzare le competenze imprenditoriali dei dipendenti, rendendo di fatto le risorse umane più proattive, curiose e aperte al cambiamento. Questa strategia, nella maggior parte dei casi, si traduce in azioni sul management per l’adozione di stili di leadership indirizzati all’imprenditorialità (45%) e attività di formazione (44%). Infine, per le grandi imprese è prioritario, per il futuro, comprendere come misurare in modo efficace gli impatti portati dall’innovazione in azienda, anche se soltanto l’8% di esse ha già definito modelli strutturati di misurazione. In particolare, tra le dimensioni rilevate spiccano i risultati di business e il consumo di risorse impiegate nei processi di innovazione, elementi che risultano di più facile e immediata quantificazione.
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