lunedì 16/01/2023 • 11:20
L’assenza di un nesso funzionale tra il progetto infrastrutturale pubblico in opere di interesse nazionale e il finanziamento determina l’assenza dei presupposti di applicazione dell'esimente (di cui all’art. 96 c. 8 DPR 917/86) sulla deducibilità degli interessi passivi.
redazione Memento
Con la risposta del 13 gennaio 2023 n. 19, l'Agenzia delle Entrate ha fornito alcuni chiarimenti in tema di deducibilità degli interessi passivi nelle società consortili. Nel dettaglio, l'Agenzia delle Entrate ha ricordato che l'art. 96 DPR 917/86 è stato modificato dal decreto ATAD che, a sua volta, è stato emanato in attuazione della legge di delegazione europea al fine di recepire la Direttiva (UE) 2016/1164 del Consiglio del 12 luglio 2016 recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno (ATAD 1), come modificata dalla Direttiva (UE) 2017/952 del Consiglio del 29 maggio 2017 recante modifica della Direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i Paesi terzi (ATAD 2). L'art. 96 DPR 917/86 prevede che le limitazioni di cui ai commi da 1 a 7, a decorrere dall'esercizio 2019, non si applicano agli interessi passivi e agli oneri finanziari assimilati relativi a prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine (PIPLT) che presentano tutte le caratteristiche di cui all'art. 96 c. 8-9 DPR 917/86, vale a dire: sono relativi a prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine, che non sono garantiti né da beni appartenenti al gestore del progetto infrastrutturale pubblico diversi da quelli afferenti al progetto infrastrutturale stesso, né da soggetti diversi dal gestore del progetto infrastrutturale pubblici; il soggetto gestore del progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine è residente, ai fini fiscali, in uno Stato dell'Unione Europea; i beni utilizzati per la realizzazione del progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine e quelli la cui realizzazione, miglioramento, mantenimento costituiscono oggetto del progetto si trovano in uno Stato dell'Unione Europea. Secondo l'approccio prescelto dal legislatore, dunque, i limiti alla deducibilità degli interessi passivi non sussistono fintanto che il prestito è destinato a finanziare un progetto che attiene ad infrastrutture pubbliche, di interesse nazionale, poiché è solo in tal caso che i rischi di trasferimento di utili in altri paesi e di erosione di base imponibile appaiono limitati se non nulli. A tal proposito, con riferimento al caso di specie, secondo l'Agenzia delle Entrate occorre rilevare che, come dichiarato dalla società in sede di risposta alla richiesta di integrazione, il prestito obbligazionario è strutturale a tutta l'attività del consorzio, in quanto fornisce risorse finanziarie al consorzio per la sua attività d'impresa complessiva. Ne consegue, quindi, che lo stesso prestito non risulta essere strumentale al finanziamento del progetto infrastrutturale a lungo termine, così come richiesto dall'art. 96 c. 11 DPR 917/86. L'assenza di uno specifico nesso funzionale tra il progetto infrastrutturale pubblico in opere di interesse nazionale e il finanziamento in oggetto, dunque, determina l'assenza dei presupposti di applicazione, al caso di specie, dell'esimente di cui all'art. 96 c. 8 DPR 917/86. In quest'ottica, dunque, i limiti alla deduzione degli interessi passivi di cui all'articolo 96 DPR 917/86 potranno essere applicati ai consorziati, nella cui sfera giuridica quegli oneri producono sostanzialmente effetto, in luogo della società consortile che ha assunto quegli oneri al solo fine di reimputarli in capo agli effettivi titolari della posizione giuridica soggettiva. Fonte: Risp. AE 13 gennaio 2023 n. 19
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