lunedì 09/01/2023 • 06:00
La settimana di lavoro corta accelera, con lo smart working, il tramonto della tradizionale organizzazione del lavoro. Sono tre gli aspetti che meritano di essere esplorati per comprenderlo: inquadramento normativo, pro e contra.
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Analizziamo la norma
L'orario lavorativo settimanale e' stabilito, dall'art. 3 D.Lgs. n. 66/2003, in 40 ore settimanale. Esso può essere ridotto, con due soluzioni alternative.
Una e' su iniziativa unilaterale del datore di lavoro. La condizione è che la decurtazione rappresenti un trattamento migliorativo della legge e della contrattazione collettiva. Ciò significa, ad esempio, che la retribuzione deve restare invariata malgrado sia inferiore il numero di ore lavorate.
L'altra e' attraverso i contratti collettivi di lavoro, abilitati espressamente dal co 2 dell'art. 3 D:Lgs. n. 66/2003. Essi hanno il potere di introdurre previsioni non solo migliorative ma anche peggiorative della legge . La seconda ipotesi è quella che, ad esempio, ricorre ai sensi dell'art. 8 L. n. 148/2011 dinanzi a situazioni di crisi aziendale.
Ciò significa che, con l'orario di lavoro, anche la retribuzione può subire decurtazioni. L'essenziale e', che come previsto dall'art. 36 Cost., resti proporzionale alla qualità e alla (minor) quantità di lavoro svolto.
Veniamo ai pro
La settimana lavorativa corta e' un ulteriore importante strumento di conciliazione dei tempi di vita e lavoro.
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