giovedì 22/12/2022 • 06:00
Consapevole della rilevanza dell'impatto dell'entrata in vigore del Codice della crisi sulla vita delle imprese, ma anche della complessità dell'articolato normativo, Assonime ha pubblicato una Guida, che illustra i principali istituti previsti dal Codice, soffermandosi sui profili maggiormente innovativi rispetto alla vecchia legge fallimentare.
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Come è noto, il Codice della crisi ha avuto una gestazione piuttosto travagliata, anche a causa degli effetti dell'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, prima, e della guerra russo-ucraina, poi, sul sistema economico-imprenditoriale nel suo complesso: al varo del D.Lgs. 14/2019, che ha introdotto la prima formulazione del Codice della crisi in attuazione della legge delega 155/2017, infatti, hanno fatto séguito un primo decreto correttivo (D.Lgs. 147/2020), quindi, in rapida sequenza, due decreti-legge (il DL 118/2021 e il DL 152/2021) e, infine, il D.Lgs. 83/2022, che ha ulteriormente modificato il Codice in attuazione della Direttiva UE n. 1023/2019 (c.d. Direttiva Insolvency).
Ne è nato un articolato di non facile lettura, che certo non coglie l'obiettivo che si era posto inizialmente il Legislatore: quello di attuare una “riforma organica della materia che riconduca a linearità l'intero sistema normativo” del diritto della crisi d'impresa (così si legge nella Relazione illustrativa al D.Lgs. 14/2019).
Assonime si è dunque encomiabilmente fatta carico dell'onere di offrire agli operatori uno strumento d'ausilio, capace di fornire loro le coordinate essenziali (appunto: una Guida) per orientarsi nei meandri di un sistema articolato, comprenderne i princìpi e gli obiettivi, e valutare con cognizione di causa quale, tra i plurimi “percorsi” approntati dal Codice, sia quello preferibile nel caso concreto per fronteggiare e superare la situazione di difficoltà in cui l'impresa sia incorsa.
La Guida Assonime
La Guida esordisce ricordando che il complesso degli istituti regolati dal Codice della crisi si ispira - in linea con i princìpi europei - a una concezione di recupero della capacità produttiva dell'impresa, nell'interesse di tutti i soggetti coinvolti nella crisi (debitore, creditori, lavoratori, soci, ecc.), da realizzare attraverso meccanismi di prevenzione e diagnosi tempestiva delle diverse situazioni di difficoltà in cui può trovarsi l'impresa e il rapido accesso a soluzioni giudiziali o stragiudiziali modulabili in base alle caratteristiche della crisi, relegando la liquidazione giudiziale (il vecchio fallimento) a extrema ratio in caso di insolvenza irreversibile.
La Guida ricorda altresì che il Codice antepone le disposizioni generali sulle definizioni e sugli obblighi gravanti sulle parti e le norme di carattere processuale alla disciplina sostanziale degli istituti; e che l'ordine di questi ultimi è invertito rispetto alla precedente legge fallimentare, sì che ora gli strumenti negoziali per la ristrutturazione sono collocati (anche da un punto di vista grafico) prima della procedura di liquidazione giudiziale, a voler così sottolineare il principio di priorità di trattazione dei primi rispetto alla seconda.
L'ordine delle disposizioni: una diversa prospettiva
Ciò premesso, la Guida dichiaratamente si propone di non seguire l'ordine sistematico del Codice, preferendo presentare le nuove disposizioni suddividendole in sette capitoli dedicati rispettivamente a:
1) i soggetti coinvolti nelle situazioni di difficoltà dell'impresa (l'imprenditore, i creditori, i lavoratori, la società e i suoi soci, i gruppi di imprese), con un particolare riguardo ai doveri delle parti e agli interessi tutelati;
2) i diversi stadi di difficoltà dell'impresa, distinti in pre-crisi, crisi e insolvenza, quali concetti funzionali sia all'anticipazione del momento a partire dal quale operano i doveri di monitoraggio e intervento posti in capo all'imprenditore per la prevenzione della crisi, sia alla individuazione dei presupposti per l'accesso ai diversi “percorsi” per fronteggiare le situazioni di difficoltà dell'impresa;
3) gli strumenti per la prevenzione della crisi, con particolare attenzione agli strumenti di allerta (doveri di segnalazione degli organi sociali e dei creditori pubblici qualificati) e al nuovo istituto della composizione negoziata della crisi;
4) i diversi strumenti per la ristrutturazione dell'impresa (accordi in esecuzione di piani attestati di risanamento; accordi di ristrutturazione dei debiti e i relativi sotto-tipi dell'accordo agevolato e dell'accordo ad efficacia estesa; convenzione di moratoria; concordato preventivo in continuità; piano di risanamento soggetto a omologazione), con una sintetica esposizione delle rispettive caratteristiche principali;
5) gli strumenti per la liquidazione (concordato liquidatorio; concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio del sovraindebitato; liquidazione giudiziale) e l'istituto dell'esdebitazione, ora esteso a ogni debitore;
6) la regolazione della crisi e dell'insolvenza del gruppo di imprese;
7) i profili processuali, di cui viene stigmatizzata la complessità delle regole, con una critica espressa alla scelta del Legislatore italiano di seguire un approccio per procedure, anziché per istituti, per cui le procedure si introducono sì con un unico ricorso, ma continuano ad avere discipline autonome e separate, che impongono un notevole sforzo di coordinamento.
Proprio grazie alla diversa prospettiva espositiva scelta da Assonime, la Guida al Codice della crisi si rivela un utile strumento - sia per l'imprenditore, sia per il professionista - per comprendere i principali tratti del complesso quadro disegnato dal Legislatore della riforma del diritto della crisi d'impresa e poter così selezionare il percorso più adatto per prevenire, superare o regolare l'eventuale situazione di crisi o di insolvenza.
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