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venerdì 09/12/2022 • 06:00

Lavoro Formazione dei lavoratori

La seconda edizione del Fondo Nuove Competenze, vantaggi e limiti

Il DM 6 novembre 2022 ha rifinanziato il Fondo Nuove Competenze per 1 miliardo di euro e l'ANPAL lancia la seconda edizione con alcune importanti novità. Le imprese che presenteranno apposita istanza potranno adeguare le competenze dei lavoratori attraverso la sottoscrizione di accordi collettivi che prevedano di destinare parte dell'orario normale di lavoro alla formazione.

di Marco Micaroni - Responsabile Relazioni Industriali di Autostrade per l'Italia s.p.a.

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  • Tempo di lettura 5 min.
  • Ascolta la news 5:03

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Al fine di favorire gli interventi di aggiornamento/riqualificazione utili a fronteggiare i fabbisogni di nuove competenze derivanti dalle transizioni digitali ed ecologiche, con Decreto Interministeriale registrato alla Corte dei Conti in data 6 novembre 2022, il Ministero del Lavoro, di concerto con quello dell'Economia e delle Finanze, decidono di rifinanziare il Fondo Nuove Competenze con 1 miliardo di euro.

Gli obiettivi del Fondo

Il Fondo, attraverso la formazione, ha l'obiettivo di agevolare l'innalzamento del livello del capitale umano, da un lato offrendo ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle diverse condizioni del mercato del lavoro, dall'altro di sostenere le imprese nei processi di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi. 

In sintesi, il Decreto e l'Avviso Pubblico dell'ANPAL del 10 novembre 2022 prevedono:

  • per accedere alle risorse statali di finanziamento (per un contributo complessivo per ciascuna istanza presentata di massimo 10 milioni di euro) occorre sottoscrivere accordi sindacali di rimodulazione dell'orario di lavoro entro il 31 dicembre 2022, finalizzati ad individuare specifici percorsi formativi dei lavoratori;
  • viene introdotto un monte orario minimo formativo di 40 ore ed un massimo di 200 ore per ciascun lavoratore;
  • il Fondo non rimborsa più l'intero costo del personale destinato in formazione come nella precedente edizione, ma il 60% della retribuzione oraria, oltre che la totalità dei contributi previdenziali delle ore di formazione erogate;
  • per ottenere il rimborso del 100% anziché del 60% è stata prevista una specifica misura premiale se si sottoscrivono accordi sindacali che sanciscano, oltre la rimodulazione dell'orario finalizzata a percorsi formativi, anche una riduzione dell'orario normale di lavoro a parità di retribuzione complessiva (di carattere strutturale o sperimentale per almeno un triennio);
  • l'accesso alle risorse è destinato ai programmi rivolti all'acquisizione di competenze utili alla transizione ecologica e tecnologica (secondo gli argomenti e le materie espressamente già individuate nell'allegato al decreto interministeriale)
  • riguardo le modalità di erogazione del finanziamento è possibile ottenere anche le risorse economiche in anticipo, prima dell'avvio dei progetti di formazione, per i datori di lavoro che presentino una fidejussione bancaria o una polizza assicurativa, a garanzia dell'eventuale richiesta di restituzione della somma erogata.
  • è reso strutturale il coinvolgimento dei fondi interprofessionali per la formazione continua (che dovranno se interessati inviare ad ANPAL apposita comunicazione)
  • è espressamente escluso che la formazione possa essere erogata dall'azienda che presenta l'istanza per aderire al Fondo Nuove Competenze;
  • le attività formative e la relativa rendicontazione, dovranno concludersi, a pena di inammissibilità del contributo, entro e non oltre 150 giorni dalla data di comunicazione dell'approvazione dell'istanza.

La burocrazia

L'esperienza della volta precedente -per le aziende che ne hanno usufruito- in parte riduce quella “corsa contro il tempo” che aveva contraddistinto la prima edizione, piena di dubbi ed incertezze. Sotto questo punto di vista, le cose dovrebbero essere più semplici.

La parte burocratica, comunque, rimane di un certo rilievo, il che fa pensare che lo strumento resti appannaggio soprattutto delle grandi imprese, o comunque di quelle più strutturali ed attente rispetto ad alcuni processi: è pur vero che si tratta di fondi pubblici, anche europei, e l'attenzione a come si spende è giusto che rimanga altissima.

Aver ridotto anche il rimborso al 60% della retribuzione oraria destinata a formazione potrebbe disincentivare ulteriormente il ricorso all'istituto che, comunque, destina allo scopo 1 miliardo di euro; dai dati attuali risultano stati ammessi ai precedenti finanziamenti più di 6.700 istanze, per un totale di circa 380.000 lavoratori coinvolti e risorse economiche complessive per oltre 780 milioni di euro, il che dimostra come, ad ogni modo, il Fondo sia stato particolarmente apprezzato dal mondo del lavoro.

Formazione solo su transizione ecologica e digitale

L'idea di destinare risorse pubbliche per la formazione rimane molto valida, e tutti gli osservatori sono concordi nel giudicare necessario al sistema produttivo che i lavoratori siano formati alle nuove competenze. Una criticità importante del nuovo Fondo però è opportuno sottolinearla: a differenza del precedente bando, secondo il quale era sufficiente che le esigenze formative fossero funzionali alle mutate esigenze organizzative e produttive dell'azienda, questa volta i fondi sono destinati solo a progetti formativi riguardanti la transizione ecologica e tecnologica, peraltro in qualche modo anche circoscritte da uno specifico allegato al Decreto, che ne potrebbe limitare i contenuti e lo stesso utilizzo del Fondo.

La gestione della formazione

Ulteriori dubbi sullo strumento rimangono l'eccessiva complessità nella gestione del processo e l'esclusione della possibilità che l'azienda eroghi direttamente la formazione: rispetto a tutte queste limitazioni, che molto probabilmente nascono dall'esigenza di evitare possibili abusi e distorsioni dello strumento, sarebbe stato forse utile lasciare il vaglio ed il controllo alle stesse parti sociali, che, peraltro, hanno l'onere di condividere in uno specifico accordo la bontà e l'esigenza dell'utilizzare le risorse pubbliche messe in campo dal Fondo Nuove Competenze.

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