venerdì 09/12/2022 • 06:00
Il DM 6 novembre 2022 ha rifinanziato il Fondo Nuove Competenze per 1 miliardo di euro e l'ANPAL lancia la seconda edizione con alcune importanti novità. Le imprese che presenteranno apposita istanza potranno adeguare le competenze dei lavoratori attraverso la sottoscrizione di accordi collettivi che prevedano di destinare parte dell'orario normale di lavoro alla formazione.
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Al fine di favorire gli interventi di aggiornamento/riqualificazione utili a fronteggiare i fabbisogni di nuove competenze derivanti dalle transizioni digitali ed ecologiche, con Decreto Interministeriale registrato alla Corte dei Conti in data 6 novembre 2022, il Ministero del Lavoro, di concerto con quello dell'Economia e delle Finanze, decidono di rifinanziare il Fondo Nuove Competenze con 1 miliardo di euro.
Gli obiettivi del Fondo
Il Fondo, attraverso la formazione, ha l'obiettivo di agevolare l'innalzamento del livello del capitale umano, da un lato offrendo ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle diverse condizioni del mercato del lavoro, dall'altro di sostenere le imprese nei processi di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi.
In sintesi, il Decreto e l'Avviso Pubblico dell'ANPAL del 10 novembre 2022 prevedono:
La burocrazia
L'esperienza della volta precedente -per le aziende che ne hanno usufruito- in parte riduce quella “corsa contro il tempo” che aveva contraddistinto la prima edizione, piena di dubbi ed incertezze. Sotto questo punto di vista, le cose dovrebbero essere più semplici.
La parte burocratica, comunque, rimane di un certo rilievo, il che fa pensare che lo strumento resti appannaggio soprattutto delle grandi imprese, o comunque di quelle più strutturali ed attente rispetto ad alcuni processi: è pur vero che si tratta di fondi pubblici, anche europei, e l'attenzione a come si spende è giusto che rimanga altissima.
Aver ridotto anche il rimborso al 60% della retribuzione oraria destinata a formazione potrebbe disincentivare ulteriormente il ricorso all'istituto che, comunque, destina allo scopo 1 miliardo di euro; dai dati attuali risultano stati ammessi ai precedenti finanziamenti più di 6.700 istanze, per un totale di circa 380.000 lavoratori coinvolti e risorse economiche complessive per oltre 780 milioni di euro, il che dimostra come, ad ogni modo, il Fondo sia stato particolarmente apprezzato dal mondo del lavoro.
Formazione solo su transizione ecologica e digitale
L'idea di destinare risorse pubbliche per la formazione rimane molto valida, e tutti gli osservatori sono concordi nel giudicare necessario al sistema produttivo che i lavoratori siano formati alle nuove competenze. Una criticità importante del nuovo Fondo però è opportuno sottolinearla: a differenza del precedente bando, secondo il quale era sufficiente che le esigenze formative fossero funzionali alle mutate esigenze organizzative e produttive dell'azienda, questa volta i fondi sono destinati solo a progetti formativi riguardanti la transizione ecologica e tecnologica, peraltro in qualche modo anche circoscritte da uno specifico allegato al Decreto, che ne potrebbe limitare i contenuti e lo stesso utilizzo del Fondo.
La gestione della formazione
Ulteriori dubbi sullo strumento rimangono l'eccessiva complessità nella gestione del processo e l'esclusione della possibilità che l'azienda eroghi direttamente la formazione: rispetto a tutte queste limitazioni, che molto probabilmente nascono dall'esigenza di evitare possibili abusi e distorsioni dello strumento, sarebbe stato forse utile lasciare il vaglio ed il controllo alle stesse parti sociali, che, peraltro, hanno l'onere di condividere in uno specifico accordo la bontà e l'esigenza dell'utilizzare le risorse pubbliche messe in campo dal Fondo Nuove Competenze.
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