sabato 26/11/2022 • 06:00
Il semplice atto positivo che fa scaturire la cd. “partecipazione alla frode” del secondo acquirente di una catena va ravvisata nell’acquisto compiuto dal soggetto il quale, con tale operazione, sapeva o avrebbe dovuto sapere di partecipare ad un’evasione IVA commessa dal venditore (C.Giust. UE C-596/21).
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La frode IVA commessa da un venditore comporta la negazione della detrazione in capo al secondo acquirente per il semplice fatto che tale soggetto passivo abbia acquistato beni o servizi quando sapeva o avrebbe dovuto sapere che, con tale atto, partecipava ad un meccanismo fraudolento, nonostante il primo acquirente fosse a sua volta a conoscenza dell'evasione e l'abbia agevolata. Questi i tratti essenziali dell'interessante, quanto mai nodale, pronuncia della C.Giust. UE 24 novembre 2022 C-596/21, resa a conclusione della vicenda Finanzamt M. I giudici unionali hanno poi concluso, rimanendo molto categorici: dev'essere negata integralmente la detrazione dell'imposta e non limitatamente alla parte dell'IVA oggetto dell'operazione fraudolenta, per il motivo già ricordato: il soggetto passivo sapeva o avrebbe dovuto sapere che effettuando tale operazione di acquisto finiva nel turbinio dell'evasione IVA.
Il tema “detrazione e frodi IVA” sta rendendo molto prolifica l'attività della Corte di Giustizia che sta rilasciando numerose e puntuali decisioni (tra le altre C.Giust. UE 11 novembre 2021 C-281/20, Ferimet)
Detrazione IVA: i capisaldi del sistema eurounitario
Il diritto
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