mercoledì 23/11/2022 • 06:00
Il 10 novembre 2022, il Parlamento Europeo ha approvato la nuova direttiva sul reporting di sostenibilità (CSRD). Le società di grandi dimensioni prima e, poi, gradualmente anche quelle minori dovranno rendicontare informazioni sul loro impatto sociale e ambientale, nonché sulla gestione dei rischi di sostenibilità.
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L’introduzione in ambito europeo della nuova direttiva sul reporting di sostenibilità (CSRD) determinerà che:
a) la rendicontazione delle informazioni sulla trasparenza in ambito ESG diventerà parte integrante della comunicazione economico-finanziaria d’impresa;
b) l’UE si porrà come punto di riferimento negli standard globali di rendicontazione di sostenibilità;
c) circa 50.000 società saranno inizialmente impattate dalle nuove norme, rispetto alle attuali 11.700 (in Italia, si stima che si passerà da poche centinaia di aziende a circa 5.000), benché la platea delle imprese coinvolte, potrà essere nel tempo ancor più ampia. Sarà, pertanto, necessario, soprattutto con riferimento alle realtà aziendali meno strutturate, dotarsi, per tempo, di idonei sistemi di rilevazione che possano soddisfare tale richiesta informativa.
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD): contesto di riferimento
La CSRD è una delle pietre miliari del Green Deal europeo e dell'Agenda per la Finanza Sostenibile, facendo parte di una più ampia politica dell'UE volta a impegnare le società che operano nel continente a rispettare i diritti umani e a ridurre il loro impatto sul pianeta.
Nel 2018, il Parlamento Europeo proponeva una revisione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), e nel 2020 formulava le sue raccomandazioni sulla sustainable corporate governance. Il 21 aprile 2021, la Commissione Europea (CE) ha pubblicato, pertanto, la sua proposta definitiva di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), a seguito del processo di revisione della Non-Financial Reporting Directive (NFRD). La proposta di CSRD includeva una serie completa di misure volte a migliorare il flusso di capitali verso attività sostenibili in tutta l'UE. Le proposte includevano anche modifiche alla Accounting Directive, alla Transparency Directive, alla Audit Directive e alla relativa Audit Regulation. La CE ha previsto, inoltre, che, tutte assieme, queste proposte svolgessero un ruolo essenziale nel trasformare l'ecosistema del reporting aziendale per migliorare la qualità e la coerenza delle informazioni di sostenibilità.
La CSRD sostituirà l'attuale regime previsto dalla Direttiva UE sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), e si applicherà a tutte le grandi società dell'UE (indipendentemente dal fatto che siano quotate o meno). A queste, si affiancheranno anche le società non europee con attività sostanziali nell'UE che, per l’appunto, dovranno conformarsi alla stessa, nonché le PMI quotate, le quali rientreranno anch’esse nel campo di applicazione, ma avranno più tempo per adattarvisi. In estrema sintesi, la “nuova” CSRD introduce requisiti di rendicontazione più dettagliati su un'ampia gamma di questioni ESG, in conformità agli standard europei obbligatori di rendicontazione della sostenibilità (ESRS), e la sua estensione – in termini di entità che ne saranno impattate – comprenderà, in via incrementale, l’intera catena del valore (dalla multinazionali alle imprese più piccole). L'European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) dovrebbe consegnare alla Commissione Europea le bozze degli ESRS entro la fine del mese, e la Commissione dovrebbe adottare la prima serie di ESRS entro il 30 giugno 2023.
Portata della “nuova” CSRD
L'obiettivo della CSRD è quello di migliorare il reporting di sostenibilità per sfruttare al meglio il potenziale del Mercato Unico Europeo e contribuire alla transizione verso un sistema economico e finanziario pienamente sostenibile e inclusivo, in linea con il Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs).
La direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese (Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD), adottata il 10 novembre 2022 con 525 voti a favore, 60 contrari e 28 astensioni, renderà le imprese più responsabili nei confronti del pubblico, obbligandole a divulgare regolarmente informazioni sul loro impatto sociale e ambientale. Ciò dovrebbe finalmente porre fine al greenwashing, rafforzando l'economia sociale di mercato dell'UE e definendo le basi per gli standard di rendicontazione della sostenibilità a livello globale. Queste nuove norme dovrebbero, infatti, affrontare le carenze della legislazione esistente in materia di divulgazione di informazioni non finanziarie (NFRD), percepite come largamente insufficienti e inaffidabili. La CSRD introduce, dunque, obblighi di rendicontazione più dettagliati sull'impatto delle imprese sull'ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali, sulla base di criteri comuni in linea con gli obiettivi climatici dell'UE. La Commissione Europea adotterà la prima serie di norme entro giugno 2023.
Per garantire che le società forniscano informazioni affidabili, saranno soggette anche a revisioni e certificazioni indipendenti. La rendicontazione finanziaria e quella di sostenibilità saranno, pertanto, equiparate e gli investitori disporranno di dati comparabili e affidabili. Dovrà essere garantito anche l'accesso digitale alle informazioni sulla sostenibilità. Da un punto di vista operativo, le informazioni sulla sostenibilità dovranno, poi, essere riportate in un'apposita sezione della relazione degli amministratori (relazione sulla gestione) come parte del bilancio annuale, "etichettate" digitalmente (tagged) in formato elettronico e sottoposte a una revisione contabile indipendente (inizialmente sulla base di un processo di “limited assurance”). Le società dichiaranti saranno, inoltre, tenute a includere le informazioni del Regolamento UE sulla Tassonomia.
Da ultimo, con riguardo all’estensione dell'ambito di applicazione, i nuovi obblighi di rendicontazione della sostenibilità dell'UE si applicheranno, come peraltro già menzionato, inizialmente a tutte le grandi imprese, quotate o meno nelle rispettive borse valori. Anche le società extracomunitarie con attività sostanziali nell'UE (ovverosia con un fatturato superiore a EUR 150 milioni nell'UE) dovranno adeguarvi, così come le PMI quotate in borsa, che, però, avranno più tempo per adattarsi. Per quasi 50.000 società nell'UE, la raccolta e la condivisione di informazioni sulla sostenibilità diventeranno, pertanto, la norma, rispetto alle circa 11.700 società impattate dalle norme attualmente in vigore. In Italia, secondo recenti analisi, si stima che si passerà da poche centinaia di aziende che oggi redigono la DNF a circa 5.000 imprese. In ottica prospettica, la portata della Direttiva in analisi è, però, attesa essere ancor più ampia, idealmente abbracciando tutta l’intera value chain (dalle multinazionali alle PMI).
I prossimi “step”
Il Consiglio Europeo dovrebbe adottare la proposta il 28 novembre 2022, dopodiché sarà firmata e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'UE. La Direttiva entrerà definitivamente in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione, e le regole inizieranno ad essere applicate tra il 2024 e il 2028, secondo il seguente ordine temporale:
Per concludere, nel corso del dibattito avvenuto in Parlamento Europeo, è stato affermato che “l'Europa sta dimostrando al mondo che è davvero possibile garantire che la finanza, nel senso stretto del termine, non governi l'intera economia globale”. Se ciò è vero, sarà però dimostrato soltanto dal raggiungimento dei vari obiettivi di matrice ESG su scala planetaria: purtroppo, ad oggi risultano, infatti, scarsamente conseguiti, con sforzi sostanziali, in determinati casi, di dubbia efficacia. Inoltre, vale la pena rammentare che è necessario l’impegno lungo tutta la catena del valore, e non solo da parte delle grandi imprese e delle multinazionali: è, infatti, solo osservando le attività nell’intera value chain che si può verificare un’effettiva attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
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