lunedì 14/11/2022 • 06:00
Nell’ambito della strategia UE per la finanza sostenibile, la Tassonomia persegue l'obiettivo di indirizzare gli investimenti verso le attività economiche che più di altre contribuiscono alla transizione verso una economia “carbon free”, più rispettosa dell'ambiente e in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
La necessità di strumenti affidabili per sostenere le società nella transizione verso la neutralità climatica e un'economia sostenibile ha condotto alla c.d. “Green Taxonomy” dell'UE, che traduce gli obiettivi climatici e ambientali in criteri più chiari, così da creare un linguaggio comune intorno alle attività “ecosostenibili”. La Tassonomia UE, a regime, dovrebbe, infatti, fornire un quadro di riferimento per gli investitori e le aziende, supportando queste ultime nei loro sforzi di pianificazione, e con il fine di finanziare la transizione, dovrebbe contribuire a mitigare la frammentazione del mercato, a prevenire fenomeni di greenwashing e ad accelerare il finanziamento dei progetti già sostenibili e di quelli in fase di transizione, in modo tale da conseguire, almeno in linea di principio, i risultati attesi dal Green Deal. In breve, la duplice finalità della Tassonomia UE consiste nel (a) supportare le aziende nell’identificazione delle attività da esse svolte che soddisfano specifici criteri tecnici, indicando la quota che tali attività rappresentato sulle loro attività complessive, e (b) indirizzare il sistema finanziario (e.g. istituti di credito, fondi di investimento, etc.) a mostrare la quota di attività sostenibili finanziate. Si tratta di uno strumento importante, nonché di un quadro finanziario e volto alla sostenibilità molto più ampio, che potrebbe efficacemente favorire il finanziamento della transizione. Il valore aggiunto della “Tassonomia UE” dovrebbe pertanto risiedere nel contributo che da essa promana, finalizzato anche ad aumentare gli investimenti in progetti verdi necessari per l'attuazione del già menzionato Green Deal. Nel seguito del presente lavoro, fornendo una panoramica, essenzialmente esegetica ed acritica, di quanto è affermato dalla Commissione Europea sul tema in analisi, si porgono dapprima alcune riflessioni sui tratti salienti della Tassonomia, per poi approfondirne l’utilizzo (obbligatorio o facoltativo, a seconda dei casi) da parte delle società e/o imprese. Il documento termina con alcune considerazioni in merito ai benefici, almeno idealmente (e, auspicabilmente, anche in concreto), derivanti dallo svolgimento di attività economiche cc.dd. “taxonomy-aligned” e riflessioni conclusive. La tassonomia delle "attività ecosostenibili": tratti generali La Tassonomia UE è, in estrema sintesi, un sistema di classificazione verde che traduce gli obiettivi climatici e ambientali dell'UE in criteri da applicare a specifiche attività economiche con lo scopo d’investimento. Investimenti che possono essere intesi sia come “inward”, da parte di investitori istituzionali, che “upward”, da parte di risparmiatori privati. Con l’utilizzo della griglia tassonomica, sono qualificate come verdi, o meglio "environmentally sustainable", le attività economiche che contribuiscono in modo sostanziale ad almeno uno degli obiettivi climatici e ambientali dell'UE, senza compromettere in modo significativo nessuno dei restanti e nel rispetto delle garanzie sociali minime. In questo contesto, gli Atti Delegati sulla Tassonomia (“Taxonomy Delegated Acts”), a valle del Reg. UE 2020/852, dovrebbero stabilire criteri chiari affinché si possa comprendere che cosa significhi contribuire in modo sostanziale, ovvero, a titolo d’esempio, non arrecare danni significativi (“do no significant harm”). È da sottolineare la scelta politica unanime in sede comunitaria di introdurre la tassonomia in analisi in maniera uniforme all’interno dei 27 Stati Membri, per il tramite di uno strumento pervasivo ed efficace come il regolamento. Lo scopo è chiaramente quello di rimuovere le barriere al funzionamento del mercato interno in relazione alla raccolta di fondi per progetti sostenibili, così da impedire che emergano barriere per tali progetti. Si tratta, dunque, di uno strumento a salvaguardia della trasparenza che introdurrà obblighi di divulgazione per alcune società e investitori, imponendo alle prime di rendere nota la quota di attività allineate alla tassonomia (“taxonomy-aligned”). La comunicazione della percentuale di attività allineate alla tassonomia consentirà di confrontare le imprese e i portafogli di investimento. Potrà, inoltre, guidare gli operatori di mercato nelle relative decisioni di investimento. Le imprese, se lo desiderano, possono utilizzare la Tassonomia come strumento per la pianificazione della transizione climatica e ambientale, nonché per cogliere opportunità di finanziamento in relazione a tale transizione. Le società finanziarie, dall’altro lato, potrebbero utilizzare la Tassonomia UE per creare prodotti finanziari in linea con i criteri tassonomici, quindi “safe”, in ottica di sostenibilità. In sintesi, con la Tassonomia, l’Unione Europea si appresta a tipizzare che cosa è “attività sostenibile” – si badi, appunto, che il Regolamento UE parla di “attività”, e non di società o di imprese – idealmente riducendo la consueta attività di due diligence che, in circostanze normali, l’investitore (professionale o al dettaglio) sarebbe tenuto a svolgere al fine di meglio individuare e identificare il target di investimento. Ciò detto, la Tassonomia UE non rappresenta un elenco “rigido” di attività economiche in cui gli investitori dovrebbero investire, né stabilisce requisiti obbligatori in materia di prestazioni ambientali per le imprese o per i prodotti finanziari, lasciando, pertanto, gli investitori liberi nelle scelte di investimento. Ci si attende che, nel tempo, la Tassonomia UE arrivi a rappresentare un volano di cambiamento, incoraggiando una transizione verso la sostenibilità. Si sottolinea che le attività economiche non riconosciute dagli Atti Delegati sulla Tassonomia come sostanzialmente in grado di contribuire a uno degli obiettivi climatici e ambientali dell'UE non debbono necessariamente considerarsi dannose per l'ambiente o non sostenibili, così come non tutte le attività che potenzialmente contribuiscono in modo sostanziale agli obiettivi ambientali sono già state incluse negli Atti Delegati menzionati: è proprio per queste ragioni che gli Atti Delegati dovrebbero essere documenti “vivi”, soggetti ad ampliamento e aggiornamento nel tempo, se necessario. In particolare, è previsto che i criteri tecnici ivi contenuti debbano essere riesaminati ogni tre anni, al fine di verificare se la situazione di mercato e l’evoluzione tecnologica ne richiedano un aggiornamento. Adozione della Tassonomia UE: "mandatory" vs "voluntary use" Il Regolamento sulla Tassonomia UE (“Taxonomy Regulation”) prevede alcune regole di disclosure obbligatorie. Oltre a queste, le società potrebbero anche utilizzare la Tassonomia UE su base volontaria. Uso obbligatorio (disclosure) – Il Regolamento sulla Tassonomia UE stabilisce requisiti obbligatori in materia di disclosure con l'obiettivo di fornire trasparenza sulle prestazioni ambientali. Infatti, le grandi società finanziarie e non finanziarie che rientrano nell'ambito di applicazione della Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (i.e. Non-Financial Reporting Directive – NFRD) dovranno comunicare in che misura le attività dalle stesse svolte soddisfino i criteri stabiliti dalla Tassonomia UE. Allo stesso modo, gli operatori dei mercati finanziari (come i gestori di patrimoni) dovranno comunicare in che modo le attività finanziate dai loro prodotti finanziari soddisfano i criteri della Tassonomia UE. Le imprese potranno inoltre dichiarare quanto investono, ad esempio, con spese in conto capitale, per espandere o rafforzare le loro attività già allineate alla Tassonomia, o per migliorare altre attività così da renderle conformi alla Tassonomia medesima. L’attività di disclosure in relazione alle entrate e alle spese “verdi” fornirà al mercato informazioni: (1) sulle società le cui attività sono conformi ai criteri stabiliti dalla Tassonomia dell'UE (tramite la comunicazione della quota di entrate derivanti da attività allineate alla Tassonomia) e (2) sulle società che stanno prendendo provvedimenti per raggiungere tale obiettivo (con la rendicontazione delle spese “verdi” e relativa disclosure). Uso volontario (guida agli investimenti) – Gli operatori di mercato potrebbero fare uso della Tassonomia UE in modo volontario, e per una moltitudine di scopi. Ad esempio, le società idealmente utilizzeranno i criteri della Tassonomia UE come input per la definizione di strategie e piani di transizione ambientale e orientati alla sostenibilità. Le società e i promotori di progetti potrebbero, inoltre, scegliere di soddisfare i criteri della Tassonomia UE con l'obiettivo di attrarre investitori interessati a opportunità “verdi”. Gli investitori, dall’altro lato, potenzialmente scelgono di utilizzare i criteri della Tassonomia UE nelle loro attività di due diligence per vagliare e identificare le opportunità di investimento sostenibile che mirano a ottenere un impatto ambientale positivo. Benefici derivanti dall'avere attività "Taxonomy aligned" Le società che dovessero rientrare nell'ambito di applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) si ritroveranno a dover comunicare ai mercati finanziari se hanno o meno attività allineate alla Tassonomia UE. In questo contesto, gli investitori, avendo accesso a queste informazioni, potranno prendere decisioni di investimento con maggiore trasparenza e, auspicabilmente, in maniera più informata. È, infatti, evidente che, così facendo, le società con attività “taxonomy-aligned” attrarranno investitori istituzionali, investitori al dettaglio e banche interessate agli investimenti verdi, che cercheranno, infatti, di finanziare attività economiche allineate alla Tassonomia UE. Inoltre, gli investitori che desiderassero avere un impatto ambientale positivo sarebbero maggiormente interessati alle attività economiche allineate alla Tassonomia UE. Questo implicherebbe che l'attività in questione sia all'altezza degli standard di riferimento, e cioè caratterizzata da un alto livello di prestazioni ambientali e in grado di fornire un “contributo sostanziale”. Gli investitori istituzionali potrebbero, invece, meglio progettare i loro prodotti in modo da finanziare attività allineate alla Tassonomia UE: coloro i quali rientrassero nell'ambito di applicazione della SFDR dovranno attenersi agli obblighi informativi previsti, in base ai quali dovrebbero indicare anche in che misura i loro prodotti finanziari contengono investimenti allineati alla Tassonomia. Oltre a quanto già menzionato, anche le grandi banche potrebbero essere incentivate a finanziare attività economiche “taxonomy-aligned”, ad esempio tramite la concessione di prestiti: ciò implicherebbe che una società che si ritrovi a far richiesta di un prestito bancario potrebbe ottenere un tasso di interesse “migliore” se lo scopo del prestito è raggiungere l'allineamento alla Tassonomia UE di una determinata attività, o di finanziare attività “taxonomy-aligned”. Da ultimo, anche gli investitori al dettaglio sono sempre più interessati ai prodotti finanziari verdi. In virtù delle modifiche ai requisiti per la gestione del portafoglio e la consulenza sugli investimenti, coloro che forniscono servizi di investimento dovranno considerare le preferenze del cliente in materia di sostenibilità e il rispettivo profilo di rischio. Pertanto, gli investitori al dettaglio possono dichiarare se preferiscono investire in prodotti finanziari che hanno un impatto ambientale positivo o evitare di investire in quelli che non lo hanno. In questo modo, si potrà offrire loro prodotti finanziari che corrispondano alle preferenze espresse. Tenere conto delle preferenze degli investitori “retail” in materia di sostenibilità (anche con il contributo di un buon gestore patrimoniale), quando viene fornita una consulenza finanziaria, dovrebbe poter creare migliori opportunità per le società con attività allineate alla Tassonomia UE di raggiungere gli stessi. Sebbene ad oggi non sia obbligatorio per le aziende garantire che le proprie attività economiche soddisfino i criteri della Tassonomia UE, essa dovrebbe considerarsi come uno stimolo per raggiungere un livello di prestazioni ambientali che i mercati finanziari riconoscono come “verdi”. Il Regolamento sulla Tassonomia UE – insieme alla SFDR, alla CSRD e alle iniziative politiche in corso, come l'Ecolabel UE per i prodotti finanziari al dettaglio e lo standard UE per i Green Bond – garantirà che le attività allineate alla Tassonomia siano visibili e opportunamente riconosciute nel momento in cui si vogliano prendere decisioni di investimento, e le società che desiderano dare un contributo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali potrebbero quindi decidere volontariamente di utilizzare questi criteri quando pianificano la loro transizione verso la sostenibilità. Considerazioni finali I criteri della Tassonomia UE forniscono un punto di riferimento per le società nel processo decisionale relativo alla propria “transizione verde”. Le società utilizzeranno idealmente la Tassonomia UE per migliorare le proprie prestazioni ambientali complessive (migliorando le attività in corso o avviandone di nuove) e per attrarre investitori. Inoltre, i criteri della Tassonomia UE sono definiti a livello di attività economiche. Pertanto, per valutare il grado di allineamento di una società alla Tassonomia UE è necessario verificare le prestazioni delle proprie attività rispetto ai menzionati criteri. In pratica, le procedure di rendicontazione e la pianificazione delle risorse saranno probabilmente organizzate a livello di entità legale o di attività economica per ogni società o gruppo. Infatti, per ciascuna attività, si valuterebbe e riporterebbe la percentuale di allineamento alla Tassonomia, da esprimersi come quota del fatturato o delle spese (in conto capitale e/o operative) allineate alla Tassonomia UE – a questo proposito si utilizzano i seguenti termini: “share of their taxonomy-aligned turnover”, “capital expenditures – CAPEX” e “operational expenditures – OPEX”. Queste informazioni sarebbero, poi, aggregate tra le varie entità/attività a livello sociale nel suo complesso. Concentrandosi sul livello di “attività” o (anche) di “entità”, la Tassonomia UE dovrebbe riuscire nell’intento di sostenere le società nella propria transizione, fornendo incentivi per aumentare gradualmente la loro quota di attività economiche “ecosostenibili” così da attrarre più investitori o eventualmente nuovi e diversi tipi di investitori. Da ultimo, conoscere le attuali prestazioni ambientali a livello di “attività” incoraggerà le società a elaborare piani di transizione e ad attuare misure che consentano alle loro attività di soddisfare i criteri della Tassonomia UE. Con la copertura delle spese in conto capitale legate ai piani di transizione, la Tassonomia UE può, in effetti, contribuire ad attrarre gli investitori alla ricerca di investimenti allineati alla Tassonomia UE per finanziare la transizione, aiutando sia le società stesse che gli investitori ad accelerare la transizione verso la sostenibilità. Questo processo, così delineato e orientato e mai scostato dalla sana ricerca del profitto, dovrebbe generare un maggior flusso di sviluppo e crescita, oltre che di innovazione. Ben diverso, questo approccio, dai vaneggiamenti dei propagatori della “decrescita felice” o dall’ambientalismo ideologico di chi avversa le imprese, la crescita e ancor più l’Uomo nella sua libertà responsabile.
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