lunedì 24/10/2022 • 06:00
La pubblicità informativa dei professionisti, attraverso i diversi canali di comunicazione, comporta ancora una serie di criticità da valutare con attenzione per salvaguardare la credibilità, come ad esempio la gestione del confine tra professionale e privato e la social media policy di studio.
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L’era dei social network ha rivoluzionato il mondo della comunicazione professionale e non solo. Anche le professioni ordinistiche più caute nei confronti della Rete hanno dovuto riconoscere oramai come irrinunciabile l’opportunità di essere presenti online.
Il metaverso, poi, delinea ulteriori scenari virtuali nei quali i professionisti saranno coinvolti. Tutto ciò ha significato anche conciliare quanto previsto dai codici deontologici in termini di pubblicità informativa, tema piuttosto delicato e controverso, con le nuove logiche del mercato che apre al digitale. Diverse sono state le reazioni degli Ordini.
La posizione degli Ordini
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha messo subito in chiaro, all’articolo 44 del proprio codice deontologico, che “la pubblicità informativa, con ogni mezzo, avente ad oggetto l’attività professionale, le specializzazioni ed i titoli professionali posseduti, la struttura dello studio ed i compensi delle prestazioni, è libera”. Naturalmente, “il messaggio pubblicitario e la scelta dei mezzi di comunicazione devono in ogni caso ispirarsi a criteri di buon gusto e all’immagine della professione”, c
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