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venerdì 21/10/2022 • 06:00

Impresa Mobilità sostenibile e risparmio energetico

Qual è il ruolo delle città nel processo di decarbonizzazione?

Il Climate Change richiede che ognuno faccia la sua parte nella riduzione delle emissioni inquinanti; le città hanno un ruolo cruciale nel processo di decarbonizzazione e l’elettrificazione della mobilità e la modernizzazione energetica degli edifici possono avere impatti positivi significativi.

di Andrea Quaranta - Environmental risk manager

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  • Tempo di lettura 1 min.
  • Ascolta la news 5:03

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Il Climate Change richiede, oltre alle strategie di abbattimento radicale delle emissioni, profondi cambiamenti a livello sistemico: ognuno deve fare la sua parte. Anche le città, che hanno un ruolo cruciale nel processo di decarbonizzazione.

Quali politiche possono essere adottate dalle città per procedere in tale direzione?

A questa domanda risponde il report “Le città a impatto climatico zero: strategie e politiche”, con il quale il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) sottolinea l’importanza di una pianificazione strategica integrata delle città.

Partendo dalla valutazione dello status quo delle nove “città laboratorio” italiane, lo studio analizza le tematiche relative al “come” promuovere ed attuare il cambiamento:

  • dalle strategie per accompagnare verso decisioni di cambiamento famiglie ed operatori economici;
  • fino alla misurazione e al monitoraggio dell’applicazione e dei risultati delle policies, in modo da garantire efficacia e trasparenza delle decisioni prese ai vari livelli;

passando per gli strumenti digitali (a servizio della decarbonizzazione e dell’adattamento) e finanziari (per supportare gli investimenti).

Le nove città italiane (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) che parteciperanno – insieme ad altre 91 città dell’UE – alla Missione di Horizon Europe “Climate-neutral and smart cities” sono le nostre «front runner» per il raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica già entro il 2030.

Sullo sfondo, alcune proposte che, più che sui tecnicismi, si soffermano sul management, con soluzioni di policy e di governance.

Le città: laboratori di innovazione verso la neutralità climatica

Nell’Unione europea le città coprono “soltanto” il 4% del territorio, ma rappresentano il luogo di abitazione del 75% dei cittadini e, soprattutto, consumano il 65-70% dell’energia: le città contribuiscono in modo rilevante alle emissioni climalteranti.

Non solo per le emissioni dirette (climatizzazione degli edifici, trasporti, gestione dei rifiuti) e indirette (energia, beni di consumo, materiali da costruzione, approvvigionamenti alimentari), ma anche per le relative conseguenze sul piano dell’inquinamento atmosferico.

Le migliori soluzioni per l’abbattimento delle emissioni climalteranti – che vengono delineate nel report – comportano, fra l’altro, la riduzione di gran parte degli altri inquinanti nocivi; il conseguente miglioramento della qualità dell’aria, in questo circolo virtuoso, ha un forte impatto positivo in termini sociali ed economici, gli altri due pilastri della sostenibilità, che non può essere solo quella ambientale.

Se si considerano i trend – che indicano una chiara tendenza verso un’ulteriore sostanziale urbanizzazione – è facile comprendere che, per contrastare il climate change, occorre lavorare molto a partire dalle città, veri e propri laboratori di innovazione verso la neutralità climatica.

Come?

La pianificazione urbana: la nuova mobilità e la modernizzazione energetica degli edifici

Partendo dalla pianificazione urbana di iniziative efficaci di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici nelle città che, se opportunamente veicolate (la comunicazione è un aspetto fondamentale di ogni sistema di management) possono diventare vere occasioni di partecipazione democratica alla gestione e allo sviluppo del territorio.

Le moderne infrastrutture “verdi” e “blu”, che dovranno essere realizzate nelle nuove smart cities, al fine di una serie di «co-benefici», consentiranno – questo è l’assunto del Mims – “una maggiore accettazione delle politiche di mitigazione indirizzate ai nodi più rilevanti delle emissioni cittadine dei nostri Comuni, ovvero alla mobilità – principalmente attraverso elettrificazione e shift modale – e alla modernizzazione energetica degli edifici – con ricostruzione, rinnovamento e cambio di destinazione funzionale”.

Esempi di co-benefici: per la salute, ad esempio, dovuti alla qualità dell’aria, alla maggiore attività fisica e alla riduzione del rumore; o per l’aumento del valore sociale offerto dalla transizione verso tecnologie con caratteristiche migliori in termini di impatto ambientale.

Per dirigersi verso la neutralità climatica, tutte le città devono disporre di adeguati strumenti di pianificazione: nello specifico, una pianificazione urbana integrata, sulla base di politiche in grado di agire sulla domanda di mobilità e sul cosiddetto soft demand management.

Fanno parte del soft demand management le politiche di mobility management, gli interventi di innovazione organizzativa che agiscono sugli orari della città e sui tempi/luoghi di lavoro (smart working) e quelli finalizzati alla transizione modale (agiscono sul cambiamento delle abitudini di mobilità).

Le azioni per l’efficientamento energetico degli edifici possono essere raggruppate secondo uno schema piramidale:

  • alla cui base si trovano le azioni di riduzione della domanda di energia (termica e frigorifera) attraverso corrette soluzioni d’involucro e di ventilazione;
  • alla cui sommità vi sono le fonti rinnovabili di energia.

Nel mezzo, tutte quelle azioni volte all’incremento dell’efficienza dei sistemi energetici a servizio dell’edificio.

La decarbonizzazione di un’entità complessa

Oltre a «pianificazione», una keyword della decarbonizzazione urbana è «integrazione»: “integrazione ottimale di molteplici strategie in grado di agire sinergicamente prima di tutto sulla riduzione del fabbisogno energetico e poi sulla massimizzazione dell’efficienza di tecnologie e sistemi impiantistici che possano integrarsi in modo ottimale con energia prodotta da fonti rinnovabili”.

Una sfida che deve essere contestualizzata; il report analizza le questioni più importanti, fra le quali spiccano:

  • la riduzione della domanda energetica in esercizio e di quella energetica totale;
  • la necessità di conciliazione delle esigenze tecnologiche di efficientamento di edifici con l’alto valore storico del patrimonio edilizio delle nostre città da preservare;
  • il passaggio concettuale e progettuale dalla scala di edificio (target NZEB, Nearly Zero Energy Buildings) alla scala di distretto (target NZED, Nearly Zero Energy District), che “ha ragioni razionali nella soluzione di alcune criticità, come la regolarizzazione del profilo di domanda energetica e la riduzione dei picchi con conseguente migliore integrazione con la dinamica delle fonti rinnovabili”.

Il ruolo della tecnologia nella decarbonizzazione delle città

I due settori d’intervento – mobilità e rinnovamento degli edifici – sono quelli che l’IPCC ritiene centrali per «città mature», come la grande maggioranza di quelle europee e italiane, che “presentano minori possibilità di espansione – con consumo di suolo – in nuovi quartieri e in cui sia possibile realizzare concretamente, attraverso tecnologie già disponibili oggi, soluzioni che combinino zero emissioni o energia positiva con adattamento, resilienza, inclusione sociale, benessere e occasioni di sviluppo economico”.

Ognuna della questioni affrontate nel report potranno – e dovranno – essere affrontate con l’ulteriore sviluppo di tecnologie innovative: basti pensare allo sviluppo di materiali isolanti a basso spessore per installazione all’interno, agli involucri intelligenti, alle tecnologie fotovoltaiche con alti livelli di integrazione architettonica, alla tecnologia elettrochimica delle batterie al litio e a quella chiamata in modo generico vehicle-to-everything (V2X), che consente, attraverso dei protocolli di comunicazione, di “instaurare un collegamento bidirezionale tra il veicolo e l’ambiente circostante”, attraverso il quale “il veicolo è in grado di reintrodurre in rete, attraverso una stazione di ricarica ad-hoc, l’energia immagazzinata all’interno della batteria”.

Decarbonizzazione urbana: gli aspetti di sistema e gli strumenti finanziari

A far da collante, in modo trasversale, quelli che il report definisce gli “aspetti di sistema”: la pianificazione, l’integrazione e la tecnologia, da sole non potrebbero raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione.

Per rendere veramente smart le nostre cities, occorre innanzitutto “veicolare” le sostenibilità (ambientale, sociale ed economica), spingendo i cittadini verso comportamenti ed investimenti virtuosi: in quest’ottica, il MIMS introduce “elementi di economia comportamentale” in grado di aiutare a disegnare politiche e pratiche per aiutare a “prendere decisioni razionali che aiutino la necessaria transizione verso lo zero-netto di emissioni”.

Non possono mancare gli strumenti economici, per superare le problematiche connesse all’attuazione dei piani di decarbonizzazione proprio nella città: fra gli strumenti economici moderni, il report sottolinea l’importanza delle strutture di finanziamento che consentono di rimborsare un prestito dal risparmio energetico, eliminando così la necessità di capitale iniziale.

La “on-bill-finance”, in particolare, abbassa le barriere dei costi di investimento, collegando il rimborso degli investimenti in efficienza energetica ai risparmi in bolletta e consentendo a chi ne beneficia di rimborsare parte o tutti i costi degli investimenti in modo graduale.

L’ultimo capitolo, infine, è dedicato alla misurazione e al monitoraggio dell’applicazione e dei risultati delle policies, in modo da garantire efficacia e trasparenza delle decisioni prese ai vari livelli.

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