lunedì 17/10/2022 • 06:00
La nuova accelerazione dell'inflazione sta determinando una forte variazione del coefficiente di rivalutazione del TFR . Per contenerne gli effetti, le aziende possono favorire le anticipazioni del TFR e l'adesione volontaria a forme di previdenza complementare da parte dei lavoratori.
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È necessario risalire a luglio 1983 (+12,2%) per trovare una crescita dei prezzi del “carello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+11,1%). Questa volta, infatti, non sono i Beni energetici a spiegare la nuova accelerazione dell'inflazione, ma sono soprattutto i beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) seguiti dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
In un tale contesto, è importante analizzare come l'andamento dell'inflazione impatti sull'istituto del Trattamento di Fine Rapporto, in particolar modo sugli accantonamenti presenti in azienda. Partiamo quindi con una piccola premessa riassuntiva inerente al meccanismo di calcolo della rivalutazione del Tfr.
Rivalutazioni del TFR
Il trattamento di fine rapporto accantonato in azienda deve essere annualmente rivalutato secondo le regole contenute nei commi 4 e 5 dell'art. 2120 c.c.:
Il trattamento di cui al precedente primo comma, con esclusione della quota maturata nell'anno, è incrementato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con l'applicazione di un tasso costituito dall'1,50 per cento in misura fissa e dal 75 per cento dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (indice F.O.I.), accertato dall'ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente.
Ai fini della applicazione del tasso di rivalutazione di cui al comma precedente per frazioni di anno, l'incremento dell'indice ISTAT è quello risultante nel mese di cessazione del rapporto di lavoro rispetto a quello di dicembre dell'anno precedente. Le frazioni di mese uguali o superiori a quindici giorni si computano come mese intero.
In sintesi, l'accantonamento TFR, con esclusione della quota maturata nell'anno, deve essere rivalutato al 31 dicembre di ciascun anno ovvero all'atto della cessazione del rapporto di lavoro se precedente. Per determinare il coefficiente di rivalutazione è necessario:
Da questo meccanismo si deduce che il Tfr in azienda, al 31 Dicembre di ciascun anno, si rivaluta:
L'impatto dell'inflazione
Questo meccanismo influenzato dalla rapida impennata dell'inflazione, dopo tanti anni in cui l'indice dei prezzi al consumo è rimasto pressoché stabile, sta determinando una forte variazione del coefficiente di rivalutazione del TFR.
Statisticamente negli ultimi 10 anni la rivalutazione minima all'1,5% si è verificata per tre volte: nel 2014, 2015 e 2020. Mentre negli anni 2013, 2016 e 2019 il coefficiente di rivalutazione restava comunque inferiore al 2%.
ANNO |
MESE |
TFR maturato fino al periodo compreso tra |
coefficiente di rivalutazione (%) |
---|---|---|---|
2022 |
agosto |
15 ago - 14 set |
5,943503 |
2021 |
agosto |
15 ago - 14 set |
2,759531 |
2020 |
agosto |
15 ago - 14 set |
1,0000 |
2019 |
agosto |
15 ago - 14 set |
1,808031 |
Ma qual è l'impatto pratico dell'inflazione sugli accantonamenti di TFR in azienda?
Considerando una piccola azienda metalmeccanica con due dipendenti, verifichiamo come la rivalutazione esaminata ad agosto 2020, 2021 e 2022 si sia incrementata esponenzialmente.
SITUAZIONE AL 12/2019 |
18.199.29 |
SITUAZIONE AL 12/2020 |
23.027,94 |
SITUAZIONE AL 12/2021 |
28.424,74 |
---|---|---|---|---|---|
T.F.R. Lordo |
3.111.93 |
T.F.R. Lordo |
3.138,53 |
T.F.R. Lordo |
3.125,22 |
T.F.P. |
-171,95 |
T.F.P. |
-211,86 |
T.F.P. |
-210,96 |
T.F.R. netto |
2.939,98 |
T.F.R. netto |
2.926,67 |
T.F.R. netto |
2.914,26 |
Rivalutazione |
136.49 |
Rivalutazione |
425,95 |
Rivalutazione |
1.473,23 |
Imp. Sost. Riv. |
-23,20 |
Imp. Sost. Riv. |
-72,41 |
Imp. Sost. Riv. |
-250,45 |
T.F.R. maturato |
3.053.27 |
T.F.R. maturato |
3.280,21 |
T.F.R. maturato |
4.137,04 |
T.F.R. al 08/2020 |
21.252.56 |
T.F.R. al 08/2021 |
26.308,15 |
T.F.R. al 08/2022 |
32.561,78 |
È dunque chiaro come le dinamiche inflattive in atto abbiano un impatto molto robusto in termini di incremento del costo del personale.
Contenere gli effetti inflazionistici
Quindi il Tfr non può essere considerato mai statico e la sua rivalutazione costituisce un costo per l'azienda contenuto solo con una corretta gestione della liquidità aziendale e con l'utilizzo delle disponibilità di cassa per effettuare investimenti utili ad incrementare la redditività aziendale. Inoltre, le aziende hanno a disposizione due possibili alternative:
In tale ultima ipotesi il rendimento del Tfr sarà legato all'andamento della gestione finanziaria del fondo pensione, inoltre, il versamento del Tfr a forme di previdenza complementare si accompagna a contributi datoriali e gode di vantaggi fiscali. Senza considerare che questi versamenti vanno a rafforzare in maniera consistente la propria posizione previdenziale e quindi la ragionevole aspettativa di una congrua integrazione pensionistica (il cosiddetto secondo pilastro) . Quindi benché nel medio periodo la crescita dei prezzi potrà contribuire alla maggiore rivalutazione del Tfr lasciato in azienda, destinare il proprio Tfr a fondi pensione risulta una scelta convincente anche in condizioni di deflazione.
Quanto sopra vale soprattutto per profili previdenziali ad oggi molto distanti dalla quiescenza.
In conclusione, sebbene da più parti l'attuale innalzamento dell'inflazione è visto come fenomeno di breve durata le aziende devono essere consapevoli che immobilizzare il Tfr dei propri dipendenti in “cassa” può costare caro!
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Approfondisci con
Il TFR è calcolato, anno per anno, prendendo come base la retribuzione utile dell'anno e dividendola per 13,5. La quota di retribuzione annuale deve essere accantonata e rivalutata al 31 dicembre di ogni anno successivo..
Francesco Geria
- Consulente del lavoro in Vicenza - Studio LabortreRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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