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lunedì 17/10/2022 • 06:00

Fisco Reddito d'impresa

Il tortuoso percorso della Cassazione sul tema dell’inerenza

La Cassazione, con la sentenza n. 29342/2022, ha stabilito che non è inerente il maggior costo, rispetto a quanto originariamente pattuito dalle parti, che la contribuente aveva spontaneamente riconosciuto a controparte.

di Andrea Carinci - Professore ordinario Università di Bologna e patrocinante in Cassazione

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  • Tempo di lettura 6 min.
  • Ascolta la news 5:03

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La sentenza che qui si commenta appare, per certi aspetti, datata, almeno nella misura in cui argomenta la soluzione adottata con argomenti che si pensavano oramai superati. Non è necessariamente una soluzione sbagliata, solo che destano perplessità le ragioni in concreto impiegate. Ragioni della decisione Con la sentenza in esame, la Corte disconosce la deducibilità di un costo (nonché la detrazione della relativa IVA) sull'assunto che detto costo non sarebbe inerente. Nel merito, si trattava del maggior costo, rispetto a quanto originariamente convenuto dalle parti, che la contribuente aveva “motu proprio” riconosciuto a controparte (che, dal canto suo, aveva prontamente accettato). Ebbene, per la Corte un simile costo non sarebbe deducibile in quanto “la causa concreta del surplus del costo [è] al di fuori della corrispettività con l'attività funzionale all'impresa, rendendolo fiscalmente neutro”. Formalmente, il ragionamento della Corte potrebbe apparire corretto, nella misura in cui sembrerebbe riprendere la più recente giurisprudenza della Suprema Corte in tema di inerenza. In verità, la giustificazione adottata non convince. Evoluzione della Cassazione sul tema dell'inerenza In tema di inerenza, come noto, la Cassazione ha compiuto un'importante evoluzione, che ha portato a rime...

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