venerdì 14/10/2022 • 06:00
Il Convegno nazionale del CNDCEC induce a ritenere che la sostenibilità sia diventata una condizione necessaria per garantire la continuità aziendale. In questa fase il contributo del commercialista può diventare rilevante per la governance, l’amministrazione e la rendicontazione in azienda.
L’evento di Bologna del 14-15 ottobre 2022 dal titolo così suggestivo: “Il Valore della sostenibilità”, induce a ritenere che la sostenibilità non sia più, come molti fino a qualche tempo fa ritenevano, un fattore di vantaggio competitivo, ma sia piuttosto una condizione necessaria per garantire la creazione di valore e, conseguentemente, per soddisfare il principio di continuità aziendale. Ciò è ancor più evidente se si considera che il contesto attuale nel quale le aziende operano è caratterizzato da livelli di complessità crescenti in cui ai rischi economici, ambientali, sociali e tecnologici vanno a sommarsi gli impatti dirompenti dei rischi geopolitici, entrati in modo così preponderante nell’agenda quotidiana di aziende di piccole, medie e grandi dimensioni. I differenti modelli di rendicontazione In tale scenario, la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), nonchè la regolamentazione sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari e sulla green e social taxonomy, stanno riscrivendo le nuove regole del gioco, regole per le quali sarà necessario effettuare a livello aziendale un vero e proprio cambio di paradigma. Un cambio di approccio in cui diverrà necessario compiere quel “salto in avanti” anche in linea con il processo di standardizzazione dell’informativa di sostenibilità. Il processo si baserà su modelli di rendicontazione differenti, proposti dall’EFRAG e dalla IFRS Foundation, ovvero i due principali player impegnati nella definizione dei nuovi standard di rendicontazione. In particolare, l’EFRAG ha avviato in Europa un processo di standard setting finalizzato alla definizione dei nuovi ESRS (European Sustainability Reporting Standards), i quali, pur in presenza di obiettivi e finalità comuni, differiranno dai principi della IFRS Foundation per: target audience (stakeholder vs investitori) scope (sviluppo sostenibile e 17 obiettivi Agenda 2030 vs cambiamento climatico e ESG) materialità (doppia vs finanziaria) reporting boundary (sustainability control vs financial control) Il 2024, anno di prima applicazione della CSRD, segnerà un passaggio importante in cui i primi adopter (EIP con più di 250 dipendenti), già rientranti nel perimetro di applicazione della NFRD (Non Financial Reporting Directive), dovranno fare i conti con alcune delle principali novità introdotte dalla nuova direttiva, tra le quali, la doppia materialità, il forward looking, l’informativa sugli intangibili, la collocazione delle informazioni nella relazione sulla gestione. Il 2025 dovrebbe, invece, essere il primo anno di applicazione della CSDD, per quelle aziende con più di 500 dipendenti e più di 150milioni di euro di fatturato annuo, ma anche per le altre società a responsabilità limitata con oltre 250 dipendenti e un fatturato netto superiore a 40 milioni di euro complessivi operanti in settori ad alto rischio di violazione dei diritti umani o con alte esternalità ambientali, che dovranno identificare, prevenire e contrastare i potenziali impatti negativi in tema di diritti umani (ad es. lavoro minorile e sfruttamento dei lavoratori) e di ambiente (ad es. inquinamento e perdita di biodiversità) derivanti dalle attività realizzate, nelle proprie filiali e anche nell’ambito della propria catena del valore, nonché rendere conto delle relative iniziative intraprese. E le PMI? Le PMI, anche se non direttamente ricomprese nel perimetro di applicazione di entrambe le direttive europee, potrebbero esserne impattate in quanto rientranti, ad esempio, nella supply chain di imprese obbligate. Tale circostanza impone, pertanto, l’avvio di un percorso di implementazione nel quale le PMI dovranno, prima di rendicontare informazioni di sostenibilità in conformità agli standard europei, puntare su una governance diversificata nell’esperienza, capacità e background, che: metta mano ad un piano di sostenibilità che si parli con un piano industriale, introduca un approccio di gestione per la valutazione e mitigazione dei rischi ESG, in particolare, di quelli fisici e di transizione da cambiamento climatico, definisca delle metriche ESG e degli obiettivi da traguardare in una prospettiva non solo di breve termine. Quale ruolo del commercialista? Determinante in tale percorso diviene, pertanto, il ruolo del commercialista il cui contributo può divenire rilevante in ambiti quali: governance, indirizzo strategico e modello di gestione, ovvero supportando l’impresa nell’implementazione di nuovi modelli di governance e nella definizione di linee strategiche e gestionali coerenti con i valori aziendali, che mettano in evidenza anche le componenti socio-ambientali e gli asset intangibili dell’impresa, ponendo attenzione alle legittime aspettative degli stakeholder attraverso il loro progressivo coinvolgimento; amministrazione, finanza e controllo, ovvero favorendo l’introduzione di strumenti di controllo di gestione, di controllo interno e di mitigazione dei rischi operativi e non, volti al monitoraggio e alla gestione del capitale intangibile e degli aspetti socio-ambientali lungo l’intera filiera produttiva; rendicontazione e comunicazione, ovvero valorizzando gli elementi innovativi di gestione aziendale contenuti negli strumenti manageriali che caratterizzano l’approccio sostenibile e responsabile al business, supportando l’integrazione di tali strumenti nella strategia di comunicazione e di reporting aziendale. Il supporto del GBS Su tali ambiti, il GBS (Gruppo, Bilanci e Sostenibilità, associazione di ricerca che da oltre vent'anni è attiva sulle tematiche inerenti la sostenibilità e rappresenta l’unico standard setter nazionale in tema di rendicontazione sociale e di sostenibilità per le aziende e gli enti pubblici e privati), divenuto partner strategico del CNDCEC sui temi della sostenibilità, intende supportare il commercialista nel percorso di avvicinamento alla responsabilità sociale d’impresa puntando sui seguenti ambiti della propria proposta di valore: Research – l’attività di ricerca che rappresenta il vero “punto di partenza” basato sul confronto tra mondo della ricerca accademica e mondo della professione attraverso un approccio metodologico rigoroso; Education – l’attività di analisi dei nuovi fabbisogni formativi dei commercialisti e nel contempo l’attività di sensibilizzazione e formazione a loro favore e nei cui confronti il mercato oggi chiede un “nuovo mindset” e una maggiore integrazione di competenze di tipo contabile ed “extra-contabile”; Monitoring – l’attività di monitoraggio e analisi rivolta non solo al mondo delle aziende, ma anche agli stessi commercialisti impegnati nel cogliere e adeguarsi alle nuove sfide della transizione energetica e della trasformazione digitale; Networking – l’attività di “messa a fattor comune” delle collaborazioni nazionali e internazionali che il GBS può fornire al CNDCEC in forza soprattutto della rete di Università che compongono la propria base associativa; Dissemination – l’attività di divulgazione continuativa e sistematica degli importanti risultati che il GBS porterà avanti incessantemente attraverso standard, documenti di ricerca, position paper e linee guida; Institutional – l’attività di collaborazione istituzionale che vedrà coinvolto il GBS nelle numerose attività che il CNDCEC intenderà portare avanti nel campo della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile.
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