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martedì 20/09/2022 • 06:00

Fisco Reati tributari

Esecuzione: ammessa la sostituzione in denaro dei beni confiscati

La Cassazione n. 32744/2022 ammette la sostituzione dei beni confiscati con una somma di denaro del valore equivalente poiché questa rappresenta una delle modalità di esecuzione della confisca, la cui competenza rientra nei poteri del giudice dell’esecuzione.

di Sebastiano Stufano - Avvocato in diritto tributario, societario e penale finanziario in Milano

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Sostituzione con denaro di valore equivalente

Spesso nei procedimenti penali per reati tributari sono sottoposti a sequestro preventivo per equivalente beni personali dell'amministratore. Con la sentenza di condanna sugli stessi beni viene disposta la confisca. In sede esecutiva può sorgere l'interesse dell'autore materiale di rientrare in possesso dei beni confiscati, chiedendo la sostituzione di questi con una somma di denaro di valore equivalente. Secondo la Cassazione questa possibilità è ammissibile e non intacca l'irrevocabilità della sentenza, e questo perché la sostituzione rappresenta solo una modalità di esecuzione della confisca, la cui competenza rientra nei poteri del giudice dell'esecuzione.

L'ammissibilità della sostituzione dei beni oggetto di confisca risponde a un corretto bilanciamento degli opposti valori costituzionali in gioco, da un lato la proprietà e dall'altro l'interesse pubblico alla ritenzione del provento illecito del reato. Solo in caso di confisca diretta, poiché il bene ha un rapporto di pertinenzialità con il reato (e dunque una funzione preventiva) la sostituzione non sarebbe ammessa. Mentre è consentita nelle ipotesi di confisca per equivalente, data la sua diversa funzione: sanzionatoria anziché preventiva.

 

Modalità di esecuzione della confisca

La Cassazione penale chiarisce il perimetro entro il quale il giudice dell'esecuzione può intervenire in tema di confisca. In particolare, il caso riguarda l'istanza promossa dal condannato, con sentenza irrevocabile, di sostituzione di un immobile di sua proprietà confiscato con una somma di denaro pari al valore della confisca disposta in sentenza.

Il giudice dell'esecuzione aveva respinto l'istanza sul presupposto che la confisca doveva intendersi già eseguita e che ogni modifica avrebbe intaccato l'irrevocabilità della sentenza che l'aveva disposta.

A sostegno della decisione, il giudice dell'esecuzione richiama l'orientamento che reputa illegittima la sostituzione della confisca quando è un terzo a chiederla in favore del condannato.

Il limite che il giudice dell'esecuzione deve osservare è dato dal divieto di vanificare quanto disposto dalla sentenza irrevocabile, e cioè rimuovere la confisca disposta. Mentre sono materia di sua competenza l'estensione e le modalità esecutive della confisca. Quindi l'istanza di sostituzione dell'oggetto di confisca rientra pienamente nelle sue competenze.

La Cassazione distingue tra confisca diretta e confisca per equivalente operando un'importante distinzione funzionale. La confisca diretta, poiché ha per oggetto beni che hanno un rapporto di pertinenzialità con il reato commesso, ha una funzione preventiva, impedendo che il condannato continui ad avere la disponibilità di beni che hanno una relazione diretta con il reato. La confisca per equivalente, invece, avendo ad oggetto beni di natura diversa da quelli che hanno un rapporto di pertinenzialità con il reato, ha una funzione essenzialmente sanzionatoria.

Questa distinzione si rivela dirimente nella soluzione del caso in cui un amministratore di società che abbia commesso reati tributari i cui vantaggi sono stati tratti eminentemente dall'ente e non dall'autore materiale del reato, abbia ricevuto una confisca di beni per equivalente, non potendo evidentemente subire una confisca diretta se i vantaggi dei reati sono stati incamerati dalla società.

Si tratta di casi molto frequenti nella prassi penale tributaria. Solitamente, quando una società non ha beni aggredibile, la Procura della Repubblica effettua i sequestri per equivalente sui beni del presunto autore del reato (in genere, per i reati tributari, l'amministratore).

E non è infrequente che vengano disposti sequestri sui beni immobili di proprietà dell'amministratore (anche quelli adibiti ad abitazione). Di qui, la possibilità che in sede di esecuzione della sentenza venga richiesta la sostituzione dell'oggetto della confisca con l'equivalente in denaro.

Per la Cassazione, in questi casi occorre effettuare in sede esecutiva un bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco (da un lato la proprietà, e dall'altro l'interesse pubblico al recupero del profitto illecito) e le conseguenti valutazioni in termini di modalità esecutive della confisca.

D'altra parte, il sequestro di beni per equivalente, se giustificato nell'immediatezza di eseguire la misura cautelare in assenza di altri beni, non esclude che nella fase di esecuzione della sentenza, e senza intaccare l'irrevocabilità della confisca, possa consentire al giudice di prendere in considerazione circostanze sopravvenute che suggeriscano una modalità di esecuzione della stessa maggiormente in linea con i valori costituzionali in gioco.

Quindi la Suprema Corte considera legittima l'istanza del condannato, cioè la sostituzione dell'oggetto di una confisca per equivalente, nel caso di specie di un immobile con una somma di denaro di pari valore, ritenendo altresì l'operazione rispondente all'interesse pubblico di incamerare immediatamente il valore della confisca anziché attendere l'avvio di procedure volte alla liquidazione del bene immobile confiscato.

Fonte: Cass. 4 maggio 2022 n. 32744

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