Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva una nuova Direttiva riguardante i salari minimi adeguati nell'UE. Il Provvedimento intende migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori dell'Unione e promuovere progressi in ambito economico e sociale. A tal fine, vengono definiti i requisiti essenziali per l’adeguatezza dei salari minimi garantiti, come stabilito dalle leggi nazionali e/o dai contratti collettivi. La Legge vuole, inoltre, migliorare l'accesso effettivo dei lavoratori alla tutela garantita dal salario minimo. I Paesi UE, in cui il salario minimo gode già di protezione grazie ai contratti collettivi, non saranno tenuti a introdurre queste norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili.
Il Consiglio dovrebbe approvare formalmente l'accordo a settembre, dopodiché il testo sarà Legge. I Paesi UE disporranno di 2 anni di tempo per conformarsi alla Direttiva.
Analizziamo di seguito i punti chiave della Direttiva, che si focalizza sull’individuazione di un salario minimo proporzionato al costo della vita e rimarca, ancora una volta, il ruolo imprescindibile della contrattazione collettiva, che deve coinvolgere quanti più lavoratori possibili.
Valutazione dell'adeguatezza dei salari minimi
Secondo la Direttiva, la definizione del salario minimo rimane di competenza dei singoli Stati membri, i quali dovranno però garantire che i loro salari minimi consentano ai lavoratori una vita dignitosa, tenendo conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione. Per quanto riguarda la valutazione dell'adeguatezza dei salari minimi garantiti esistenti, i Paesi UE potranno determinare un paniere di beni e servizi a prezzi reali, o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo.
L’importanza della contrattazione collettiva
La contrattazione collettiva a livello settoriale e interprofessionale è un fattore essenziale per determinare i salari minimi adeguati e, pertanto, deve essere promossa e rafforzata sulla base delle nuove regole. Gli Stati membri in cui meno dell'80% dei lavoratori è interessato dalla contrattazione collettiva, dovranno - congiuntamente alle parti sociali - stabilire un piano d'azione per aumentare tale percentuale.
Lotta alle forme di lavoro abusivo
Nel testo concordato viene introdotto l'obbligo per i Paesi UE di istituire un sistema di monitoraggio affidabile, nonché controlli e ispezioni sul campo, per garantire conformità e contrastare i subappalti abusivi, il lavoro autonomo fittizio, gli straordinari non registrati o la maggiore intensità di lavoro.
Cosa comporta il recepimento della Direttiva per l'Italia?
L'Italia, dove i lavoratori interessati dalla contrattazione collettiva sono più dell'80%, non può essere obbligata ad adottare una Legge sul salario minimo. Recependo la Direttiva, comunque, il nostro paese si impegna a garantire una contrattazione collettiva genuina, che rappresenti quanti più lavoratori possibile e argini, in tal modo, il fenomeno dei contratti "pirata", ovvero accordi sottoscritti da sigle sindacali non rappresentative o "di comodo" che non garantiscono un salario minimo ai lavoratori.
Fonte: Comunicato Parlamento europeo 14 settembre 2022