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giovedì 08/09/2022 • 06:00

Fisco Frodi

Detraibilità e deducibilità di fatture soggettivamente inesistenti

La Cassazione (29 agosto 2022 n. 25474) torna a fare il punto sul tema della detraibilità IVA delle fatture soggettivamente false e della prova indiretta della consapevolezza del contribuente di essere parte di una frode, facendo un passo indietro rispetto all’indirizzo della Corte di Giustizia Europea.

di Sebastiano Stufano - Avvocato in diritto tributario, societario e penale finanziario in Milano

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  • Tempo di lettura 6 min.
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Per la Cassazione non è ammessa la detraibilità ai fini IVA di fatture soggettivamente inesistenti, a meno che il contribuente non dimostri che non era o non poteva essere consapevole della frode. Mentre il costo ai fini delle dirette è deducibile se si riferisce all'acquisto di beni o servizi destinati alla commercializzazione e soddisfa i requisiti di certezza, inerenza, ecc., richiesti dal Testo Unico delle imposte sui redditi.   La Cassazione torna sul tema degli effetti dell'utilizzo di una fattura soggettivamente inesistente L'ipotesi è quella della simulazione relativa, laddove cioè uno dei soggetti indicati nel documento fiscale (nello specifico l'emittente) sia diverso da quello reale. In casi simili, per la Cassazione occorre distinguere tra IVA e Imposte dirette, perché le conseguenze sono differenti. Ai fini IVA la detraibilità dell'imposta deve essere negata, a meno che il contribuente non sia lui a dimostrare di non essere consapevole o di non poter essere consapevole di aver preso parte a un'operazione fraudolenta. Quindi, per la Cassazione, nella specifica materia c'è una presunzione legale relativa di consapevolezza del contribuente di essere parte di una frode. Non è chiaro il passaggio logico che legittima una simile presunzione, né il riferimento all'art. 21 u.c. DPR 633/72 pare...

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